Allarmanti i dati del Ministero della Giustizia: non ci sono più coppie disponibili all’adozione internazionale. Crollo del 50%. Griffini (Ai.Bi.): “Intervenire prima che sia troppo tardi”

ministerodellagiustizia1_0La crisi in cui il settore delle adozioni in Italia versa ormai da diversi anni non sembra intravedere una fine. A certificare il declino dell’accoglienza adottiva nel nostro Paese intervengono ora i dati del Ministero della Giustizia relativi al 2015 che testimoniano un crollo su tutta la linea – adozioni realizzate, decreti di idoneità rilasciati, domande di disponibilità presentate -, che riguarda principalmente la realtà delle adozioni internazionali, ma non lascia immune neppure quella delle nazionali. Crollo che si registra sia sul breve periodo, rispetto all’anno precedente, che sul lungo termine, nel confronto con un decennio prima.

Partiamo dalle adozioni internazionali. Quelle portate a termine nel 2015 sono state 1.741, il 16,4% in meno rispetto al 2014, quando furono 2.082. Ma il crollo è ancora più evidente se si confronta il dato del 2015 con quello del 2009, quando le adozioni concluse arrivarono a quota 3.387, quasi il doppio rispetto al 2015.

Anche i numeri relativi ai decreti di idoneità rilasciati sono tutt’altro che positivi. Nel 2015 i Tribunali per i Minorenni italiani ne hanno emessi 2.929, il 10% in meno rispetto ai 3.254 dell’anno precedente. E anche in questo caso, il già sensibile calo registrato in un anno si fa drammatico se si prende in considerazione il decennio antecedente. I 6.243 decreti emessi nel 2005 si sono più che dimezzati in 10 anni: -53,1%.

Il sintomo più grave della disaffezione verso l’adozione internazionale è però testimoniato dal crollo delle domande di disponibilità presentate ai Tribunali. Nel 2015 solo 3.668 coppie si sono dette disponibili ad accogliere un minore straniero: l’11,2% in meno rispetto alle 4.130 del 2014. Nel 2005 erano state ben 7.882: in un decennio, dunque, le coppie disponibili all’adozione internazionale si sono più che dimezzate, scendendo del 53,5%.

Anche sul fronte delle adozioni nazionali i dati non sono incoraggianti. I minori dichiarati adottabili nel nostro Paese dal 1° gennaio al 31 dicembre 2015 sono stati 1.345, di cui 257 non riconosciuti alla nascita: un numero in calo rispetto ai 2.516 del 2014, ma superiore a quello di tutti gli anni precedenti al 2011. Non tutti, purtroppo, riescono a trovare una famiglia: nel 2015, infatti, le adozioni nazionali sono state solo 1.057, sostanzialmente in linea con gli anni precedenti. E la disponibilità ad accogliere un figlio proveniente dal territorio nazionale non è certo in aumento. Anzi, nel 2015 si sono registrate solo 9.007 disponibilità da parte delle coppie italiane, 1.000 in meno rispetto al 2014 e quasi la metà del 2006 che, con le sue 16.538 coppie aspiranti all’adozione nazionale, è ancora oggi l’anno record delle disponibilità per questa forma di accoglienza.

A che cosa è dovuto questo calo generalizzato e particolarmente pronunciato per l’adozione internazionale? Lo spiega Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini.  “La fuga delle famiglie dall’adozione internazionale ha diverse cause – dice Griffini -. Innanzitutto siamo di fronte a una forma di accoglienza sempre più bistrattata, con campagne mediatiche diffamatorie che non fanno altro che parlarne male. La crisi è anche conseguenza del grave disinteresse dei governi che, in questi ultimi 3 anni, hanno lasciato l’adozione internazionale abbandonata a se stessa. Inoltre, il percorso che conduce all’adozione è troppo selettivo e difficile: una coppia può essere sottoposta addirittura a 20 colloqui prima di ottenere l’idoneità. E poi c’è l’assurdità dei fallimenti adottivi, un argomento con cui si spaventano le coppie: ma se pure fosse vero il dato che viene diffuso, secondo cui fallirebbe il 3% delle adozioni, si tratterebbe comunque di una quantità irrisoria. Bisogna intervenire per salvare l’adozione internazionale prima che sia troppo tardi – afferma Griffini rivolgendosi principalmente alle istituzioni -. Tuttavia – denuncia il presidente di Ai.Bi. – a fronte di oltre 5 milioni di coppie sposate eterosessuali senza figli, l’interesse per l’adozione internazionale continua a calare: complici di questo crollo sono le pratiche come la fecondazione eterologa e l’utero in affitto, con cui si soddisfa il desiderio di genitorialità, ma non si tiene in considerazione il diritto più importante: quello di milioni di bambini abbandonati ad avere una famiglia”.