Adozioni internazionali. Di Biagio (Ap): “Dai lavori del Family Lab 2 proposte concrete per una riforma che punti a semplificazione, trasparenza e sostegno alle famiglie”

di-biagio4Un chiaro cambio di rotta nella direzione di una maggiore semplificazione, efficienza e trasparenza delle adozioni internazionali. Lo ha chiesto il senatore di Area Popolare Aldo Di Biagio, sabato 17 ottobre, in occasione del Family Lab 2, la giornata organizzata dal Care (Coordinamento delle associazioni familiari adottive e affidatarie in rete) che ha visto, riuniti attorno a un tavolo, i rappresentati delle associazioni familiari, degli Enti Autorizzati, dei Servizi territoriali e della politica con l’obiettivo di confrontarsi sul presente e sul futuro dell’adozione internazionale.

 

Senatore Di Biagio, come valuta il confronto tra i vari attori dell’adozione internazionale svoltosi nell’ambito del Family Lab?

Credo che il lavoro svolto dai focus group sia molto prezioso per le istituzioni e i parlamentari. Di certo facilita il loro lavoro perché ha visto i diretti interessati individuare i punti su cui è necessario intervenire con una riforma legislativa della disciplina. Riforma che io ritengo una priorità. In particolare, ho potuto constatare la chiara unità di intenti che sembra accomunare tutti gli addetti ai lavoro presenti al Family Lab. Mi ha colpito, tuttavia, che ci sia posti come obiettivo la creazione di un sistema delle adozioni a misura di famiglia: la cosa mi fa riflettere perché questa non è una condizione a cui si dovrebbe tendere, ma dovrebbe esserci a priori.

 

Ha parlato dell’urgenza di una riforma del sistema delle adozioni internazionali. In che cosa dovrebbe consistere tale riforma?

Dovrebbe agire a tutti i livelli del sistema. Per quanto riguarda gli Enti Autorizzati, per esempio, si può discutere la loro natura giuridica. Sarebbero poi auspicabili alcune modifiche a livello amministrativo nella direzione di una maggiore attenzione da parte dello Stato. Ritengo quindi che si debba ragionare sulle modalità strutturali della Commissione Adozioni Internazionali, rivedendo il suo meccanismo operativo. Credo infatti che, se sopravvivessero le attuali criticità legate al funzionamento della Cai, la riforma stessa rischierebbe di essere compromessa.

 

In concreto, come dovrebbe cambiare l’adozione internazionale in Italia?

Certamente in direzione di una maggiore semplificazione, trasparenza e riduzione dei costi. Sotto il profilo procedurale, si dovrebbe tendere alla semplificazione, in primis attraverso l’automatico riconoscimento della sentenza del Tribunale straniero da parte delle autorità giudiziarie italiane. È impensabile, infatti, considerare l’adozione come qualcosa di farraginoso che scoraggia le coppie. Dal punto di vista finanziario sarebbe auspicabile una maggiore attenzione dello Stato, per esempio attraverso il ripristino del Fondo Adozioni per sostenere le procedure e fare in modo che l’accoglienza non sia limitata alle disponibilità economiche della coppia, ma alla volontà di questa di formare una famiglia. Per quanto riguarda l’aspetto amministrativo, invece, sono sempre stato un sostenitore dello slittamento della competenza sul sistema delle adozioni internazionali al ministero degli Affari Esteri. Questa revisione, in realtà, è sempre stata vista con preoccupazione in ragione della molteplicità di competenze che caratterizzano il settore. Tuttavia ci possiamo riflettere, evidenziando in particolare quanti problemi sta comportando l’attuale scenario, soprattutto nei rapporti con i Paesi di origine e nella funzionalità dei nostri Enti all’estero.

 

Quali sono, dunque, i prossimi passi da compiere?

Ho proposto al Care di riportare in un documento programmatico le proposte emerse dai focus group, al fine di sottoporle alle Commissioni parlamentari competenti, con l’obiettivo di accelerare l’iter dei disegni di legge in materia di riforma della disciplina. Nel contempo il documento sarebbe sottoposto ai referenti del tavolo tecnico sulla riforma delle adozioni avviato in estate. L’obiettivo è avere un testo chiaro di proposte su cui lavorare nella direzione di un ddl alternativo da presentare alle Commissioni.

 

Che tipo di adozione internazionale auspica per il futuro?

Un’adozione che non sia considerata un servizio, ma un elemento fondante della società, basata su una forma rinnovata di accoglienza. L’adozione deve essere uno strumento di accoglienza, immediato e funzionale, capace di adeguarsi allo scenario sociale in evoluzione e alle mutate istanze delle famiglie.