Adozioni internazionali. Graziani (Fiori semplici) “Introdurre l’obiezione di coscienza nelle equipe adozione dei consultori. Chi è contrario all’adozione si scansi…!”

Il caso del ‘no’ all’adozione ad una coppia perché genitori già di un bambino con sindrome di Down, è solo la punta di un iceberg di un fenomeno sommerso che bisogna denunciare e combattere. È ora di introdurre l’obiezione di coscienza nelle equipe adozione dei consultori. Chi è contrario all’adozione si scansi…!”. E’ secco e deciso Gianbattista Graziani, direttore generale de “I fiori semplici”, ente autorizzato con sede in Friuli Venezia Giulia, che commenta così la news Adozioni internazionali “La psicologa ci ha detto che non possiamo adottare perché abbiamo un bambino con la sindrome down”. Esplode la polemica sui social pubblicata il 31 luglio su AiBi News.

Da più parti in Italia – continua Graziani – si assiste a questo atteggiamento distruttivo e scoraggiante da parte degli operatori sociali. Un modus operandi che fa il paio con i tempi lunghissimi se non biblici del deposito dei rapporti al Tribunale per i Minorenni. Con l’unico risultato di fare demordere le coppie desiderose di adottare, buttarle nello sconforto”

Ma perché ciò succede?Non si sa – continua Graziani – forse ad alcuni operatori non stanno tanto a cuore o non interessano per nulla le adozioni internazionali e di conseguenza non assumono un comportamento coerente, ovvero celerità nel disbrigo delle pratiche e nella pianificazione dell’incontro con le coppie. Per esempio, in questo momento nel mio ufficio c’è una coppia che aspetta da 2 anni che venga depositata la propria pratica negli uffici competenti: 2 anni!!! Un tempo eccessivo…

Da qui la proposta provocatoria, ma non tanto, di Graziani “di fare come con i medici, introdurre l’obiezione di coscienza. Gli operatori  delle equipe adozione dei consultori esprimano liberamente il proprio pensiero in materia in modo da lasciare il campo a chi invece avendo ben chiaro le priorità delle adozioni, porterebbe avanti il proprio lavoro con maggiore coscienza e consapevolezza

Perché come Graziani sottolinea “una cosa è preparare una coppia a possibili difficoltà relazionali, burocratiche ed economiche che si possono presentare iniziando un percorso di adozione, dando nello stesso tempo però anche gli strumenti per affrontarli, un’altra è alzare delle vere e proprie barriere e farle sembrare loro insormontabili tali da sconsigliare l’adozione stessa! Siamo al paradosso

Insomma “le coppie vanno formate ed accompagnate, non spaventate e scartate”.

E intanto sui social continua la polemica sul no dato alla coppia perché già genitori di un bambino down.

Francesca Amodeo scrive “Sono una mamma adottiva, e mi fa rimanere basita un simile esito. Ricordo alla psicologa che durante i colloqui con noi genitori ci viene chiesto, anche, tra tutte le domande, se siamo disponibili ad accogliere bambini che abbiano delle disabilità. Molto importante e determinante per la coppia che in pochissimi minuti se non secondi deve dare o nn dare la propria disponibilità. Pertanto in virtù di quanto detto io andrei a farmi rappresentare da un legale e ricordiamoci che ogni bambino e’ un valore aggiunto alla famiglia”.

Annamaria Griffini Betti suggerisce “più umiltà e apertura, in queste persone, non guasterebbe!!! Non me ne intendo, purtroppo, di procedure adottive ma, secondo me, ci dovrebbe essere una specie di appello oppure un collegio di esperti. Non che il destino di un bambino down, di un possibile fratellino e di due genitori pieni d’amore, sia nelle mani di una sola persona. Se non è così, correggetemi pure”.

Emblematica la testimonianza di Thessa Marini “A noi ci fermò il tribunale. Non idonei alla 3° dico 3° adozione. Motivo? Non turbare l’equilibrio familiare. Facemmo ricorso. Vinto. Ora in attesa della nostra figlia orientale!” e per concludere Barbara Mori suggerisce che “Andrebbero prima formate le psicologhe !!!”