Adozioni internazionali. I responsabili di Airone rinviati a giudizio per associazione per delinquere e truffa: 21 le coppie truffate

KirghizistanAssociazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe.  Questa l’accusa contestata dal giudice savonese Francesco Meloni che ha rinviato a giudizio Silvia La Scala, presidente dell’associazione Airone, e la collaboratrice della Onlus che operava da Bergamo, Inna Troukhan.

E così inizierà l’11 ottobre davanti al Collegio del tribunale di Savona il processo relativo all’inchiesta sulle truffe intorno alle adozioni internazionali sull’asse Italia-Kirghizistan.

Ieri mattina, 02 febbraio, il gup Meloni ha infatti accolto le richieste di rinvio a giudizio avanzate dal pm Daniela Pischetola nei confronti di Silvia La Scala, 70 anni, ex presidente della onlus “Associazione Airone” (con sede ad Albenga e filiali anche ad Azzano San Paolo, nel bergamasco, a Pisa e Roma), e di Inna Troukhan, di 47, bielorussa, collaboratrice della onlus che operava da Bergamo. Entrambe dovranno rispondere delle accuse di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe. Il giudice ha invece rinviato al prossimo 25 maggio ogni decisione sulle posizioni delle altre due persone per le quali era stato chiesto il rinvio a giudizio: i due referenti esteri di «Airone», Alexander Angelidi, di 53 anni, e Venera Zakirova, 49 anni, entrambi di nazionalità kirghisa (inizialmente sul registro degli indagati era finita anche una quinta persona, il vicepresidente della Onlus Orietta Maini, che nel frattempo è morta e, di conseguenza, la sua posizione è stata stralciata). I due stranieri infatti sono stati dichiarati irreperibili dal pubblico ministero e, come prevede la procedura, il giudice ha disposto delle nuove ricerche.

Le coppie italiane cadute nella presunta truffa delle adozioni sono ventuno, di cui cinque si sono già costituite parte civile. Secondo l’ipotesi degli inquirenti, i vertici dell’associazione “Airone” (inizialmente regolarmente autorizzata ad operare nel settore dalla Cai, la Commissione per le Adozioni Internazionali) le indirizzavano verso il Kirghizistan con la promessa che l’iter per l’adozione sarebbe stato facile e veloce rispetto ad altri paesi stranieri. Invece i bimbi che erano stati associati alle famiglie italiane non erano adottabili e, in alcuni casi, erano già stati associati a coppie statunitensi. Gli aspiranti genitori che si erano affidati alla onlus albenganese, ignari delle problematiche, continuavano però a versare ingenti somme di denaro all’associazione (almeno diecimila euro per ogni coppia). Nel 2013, all’ennesima richiesta di denaro da parte di «Airone» una coppia di Pisa, ormai esasperata, aveva deciso di denunciare quello che stava succedendo. Poco dopo sono arrivate denunce dello stesso tenore anche a Roma e Bergamo.