Adozioni Internazionali in Etiopia. Il Dipartimento di Stato americano fa il punto su ritardi e rallentamenti nel Paese africano

bimba etiope 400 286Adottare in Etiopia è da qualche tempo diventato più difficile del solito. Da pochi giorni il Dipartimento di Stato americano ha pubblicato sul proprio sito un aggiornamento a beneficio delle famiglie che intendono adottare nel Paese africano.

In passato l’Etiopia è stato un bacino significativo per le adozioni svolte da famiglie americane. L’anno d’oro fu il 2010, quando le adozioni concluse raggiunsero quota 2.511, record poi sceso progressivamente anno dopo anno. Nel 2013 sono state realizzate meno di mille adozioni: 993 per l’esattezza. Pari al 14% delle 7.092 adozioni concluse in quell’anno dalle famiglie americane nei vari Paesi del mondo.

Adesso l’autorità centrale Usa aggiorna le famiglie che aspettano di concludere l’iter adottivo riguardo all’esito delle numerose discussioni intercorse tra l’Autorità centrale americana e il Ministero etiope delle Donne, dei Bambini e degli Adolescenti (MOWCYA) per quanto riguarda i ritardi delle procedure che si registrano in alcune regioni e le modifiche delle politiche a livello regionale nei confronti dell’ adozione internazionale.

In Etiopia infatti le autorità regionali hanno il potere di intervenire a livello regionale sulle diverse fasi dei processi adottivi.

In Italia arrivano dall’Etiopia, stando ai dati disponibili, più del 10% del totale dei bimbi adottati. Nel 2013 infatti sono stati 293 i minori di origine etiope per i quali è stata rilasciata l’autorizzazione all’ingresso. Anche considerando il calo significativo delle adozioni, registrato negli ultimi anni, resta evidente che anche nel nostro Paese c’è un piccolo ‘esercito’ di aspiranti genitori in attesa di notizie e informazioni ufficiali. Ma l’ultima comunicazione ufficiale da parte della Commissione per le Adozioni Internazionali per quello che concerne le adozioni internazionali in Etiopia risale al 30 gennaio 2015; da allora il sito della CAI tace. In attesa di conoscere eventuali iniziative intraprese, non resta che leggere le indicazioni fornite dall’Autorità centrale americana, cliccando qui.