L’occasione persa di “Presa Diretta”. In tv solo scandali e nessuna verità positiva sull’accoglienza. L’ente Nova: “Inchieste a tutti i costi?”

adozioni bloccateNOVA realizza adozioni dal 1984. È un’associazione di volontari e genitori adottivi. Ogni singola adozione costa a NOVA più di quanto le coppie pagano, e il pareggio di bilancio è garantito solo dall’attività sociale e dalle donazioni. Realizziamo progetti di cooperazione finalizzati alla prevenzione dell’abbandono, tanto nei paesi in cui operiamo con le adozioni quanto, e anzi di più, nei paesi dove non le realizziamo (ad esempio in Congo). Come NOVA, molti altri Enti possono rivendicare simili caratteristiche di trasparenza e correttezza che, se non escludono gli errori, tuttavia qualificano la loro azione come totalmente disinteressata, e unicamente finalizzata all’affermazione dei diritti dei minori.

Questo avremmo voluto dire, e questo vorremmo dire a chi si occupa di adozioni internazionali.

Siamo fermamente convinti che l’indagine titolata “genitori a tutti i costi”, andata in onda ieri sera (lunedì 20 febbraio, ndr) nell’ambito della trasmissione RAI Presa Diretta, abbia perso l’occasione, nell’intento di proporre denuncia, di svolgere una completa, e compiuta, attività di informazione. In particolare, ci è stato spiegato con dovizia di particolari cosa non va, nell’adozione internazionale, ma nulla o quasi nulla è stato detto a proposito del fatto che le adozioni, in Italia e all’estero, si possono fare bene, nell’esclusivo interesse dei bambini e delle coppie dei genitori in attesa. Noi lo sappiamo, perché – come molti altri enti – noi le facciamo bene. Nella logica tutta giornalistica della realizzazione dell’inchiesta, si è contribuito e non poco a dare dell’adozione internazionale – senza alcun distinguo – un’immagine cupa, di un mondo pieno zeppo, nell’ordine, di persone inconsapevoli, affaristi senza scrupoli e veri e propri criminali. Non è stata invece nemmeno tentata l’operazione di spiegare quanto l’adozione internazionale costituisca nella stragrande maggioranza dei casi da un lato una possibilità, forse l’unica, di emancipazione e a volte di sopravvivenza per i minori abbandonati, e dall’altro la prefigurazione di un mondo che si spera verrà, un giorno: di solidarietà, di integrazione, di accoglienza.

Abbiamo saputo che l’adozione costa “fino a quarantamila euro”, ma non ci è stato spiegato che alcuni enti, come il nostro e molti altri, offrono servizi a costi che non sono nemmeno paragonabili, e soprattutto non è stato spiegato quanti e quali siano questi costi che, pur essendo alti e tali da fare dell’adozione un’avventura non alla portata di tutti, tuttavia sono costi effettivi, che non arricchiscono nessuno e tanto meno l’associazione. Abbiamo saputo che l’ente pubblico ARAI, che – sia chiaro – gode della nostra grandissima stima e che propone un modello che vorremmo sia ulteriormente esteso – può applicare costi proporzionati al reddito, ma non è stato spiegato che questo è possibile perché i dipendenti di ARAI sono dipendenti pubblici, e che invece gli enti come NOVA non godono di alcun sostegno economico, esattamente come non ricevuto alcun aiuto le famiglie che intendono adottare.

Abbiamo visto che l’adozione può essere un business, ma non è stato spiegato che molti atri enti come NOVA sono associazioni di volontariato, i cui dirigenti e soci prestano attività a titolo del tutto gratuito. Abbiamo conosciuto attraverso le immagini la situazione drammatica dei bambini ricoverati in alcuni istituti di Kinshasa, e abbiamo scoperto – chi non lo sapeva lo ha scoperto – che di quei costi alti pagati dalle coppie nulla resta nel paese, ma non è stato spiegato che legare le singole adozioni al sostegno è medicina peggiore del male, perché alimenta un possibile commercio che fa del bambino un oggetto di scambio. Né è stato spiegato che NOVA, e come NOVA molti altri enti, continuano attività di cooperazione anche in quei paesi, come il Congo, dove non è più possibile adottare, finanziando progetti di sostegno proprio in alcuni di quegli istituti che lo stato di origine lascia abbandonati a se stessi. Tra questi, la Fondation Viviane, che nel corso della trasmissione è stata proposta come modello, e che anche nel 2017 riceverà da NOVA un importante contributo.

Abbiamo ascoltato le voci molto critiche di alcune coppie nei confronti degli enti a cui avevano dato mandato, e contemporaneamente abbiamo riconosciuto i visi felici di Massimo e Francesca, accolti come una sorta di testimonials degli intenti della trasmissione. Tuttavia, non ci è stato dato di ascoltare la loro voce, che tanto critica nei confronti dell’ente a cui hanno conferito mandato, e cioè NOVA, non dovrebbe essere, dal momento che oggi della nostra associazione sono parte, come volontari entusiasti e attivi, che cercano di convincere altre coppie a seguire quell’iter che è stato il loro, e che dunque è difficile immaginare solo come qualcosa di simile a un incubo.

Esiste certo un limite che separa la completezza dell’informazione dalla denuncia, e questo limite fa parte di una professionalità che non è la nostra. Noi ci limitiamo a registrarne le conseguenze: ancora una volta il mondo delle adozioni, che in grande parte è ricco e magnifico, ne esce a pezzi. Ancora una volta si conferma l’amarezza di verificare quanto ciò che non si dice a volte lascia il segno più di quanto si è detto.

Così che – mai come in questo caso le parole hanno un significato esatto – non ci sembra sia stato evitato il rischio di gettare, insieme all’acqua sporca, anche il bambino.