Adozioni internazionali, Kyenge verso la delega?

kyenge9Forse ci siamo. A 40 giorni dalla nascita del governo Letta, pare che stia per andare al proprio posto una delle caselle sociali più importanti: la delega per le adozioni internazionali. Palazzo Chigi non ha infatti ancora deciso chi sarà dei ministri colui o colei che sovrintenderà a questo fondamentale settore, nel governo precedente appannaggio del ministro Riccardi ma ad oggi ancora senza “testa”. Non che sia l’unica delega sociale scoperta, anzi: le uniche competenze finora assegnate sono state quella per il servizio civile, andata al ministro Iosefa Idem, quella per la cooperazione internazionale, andata al sottosegretario Lapo Pistelli e quella, tutta nuova, al gioco d’azzardo. Niente di fatto per adozioni, appunto, famiglia, terzo settore, politiche sociali, immigrazione, droga.

Ma da qualche tempo una voce circola insistente: la delega per le adozioni internazionali, che comporta anche la presidenza della CAI, la Commissione adozioni internazionali, potrebbe essere assegnata al ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, che ha voluto esprimere il proprio punto di vista sull’adozione internazionale e sul suo significato: “Sappiamo che divenire madri e padri adottivi non è semplice, come non è mai semplice essere genitori e figli”, ha scritto la ministra, “ma è vero che tale scelta richiede un po’ più di coraggio, di attenzione, di amore, di reciproco supporto. Ed è anche per questo che quella adottiva è una delle versione più belle di famiglia”.

La Ministra Kyenge, in un messaggio di saluto a un ente autorizzato alle adozioni internazionali, ha voluto esprimere la propria idea di famiglia, che pesca anche nelle sue radici africane, e getta anche un ponte verso differenti tipi di nuclei familiari: “La parola famiglia ha ben più significati e varianti di quelli a cui si pensa abitualmente: può essere un gruppo costituito da padre, madre e figli biologici, ma può essere un genitore solo con la sua prole o, come avviene talvolta – nel mio paese d’origine – una famiglia tanto allargata da confondersi con un villaggio; può essere una comunità protetta per donne in fuga, un vincolo tra persone che si sono scelte per condividere la sorte, un nucleo in cui gli adulti sono affidatari di bambini con una storia turbolenta;  può essere infine una famiglia i cui figli sono nati altrove, che hanno una storia pregressa all’incontro con i loro nuovi genitori”.

Il pensiero finale è rivolto ai genitori e ai bambini: “Auguro ai genitori, alle coppie che lo diventeranno, ai bambini e alle bambine adottati e a quelli che arriveranno, di godervi tutte le gioie e tutte le difficoltà di essere famiglia. E vi chiedo di testimoniare quanto i legami di affetto, ma anche di cittadinanza, generati dal vivere insieme, siano almeno tanto forti e saldi quanto i vincoli di sangue”.

 

Fonte: Vita