Adozioni internazionali: ma perché gli Enti possono fare quello che vogliono?

Tiziana scrive:
Vorrei portare la mia testimonianza su come gli enti possono fare un po’ quello che vogliono. Il nostro decreto portava un’età vincolata (e molto: 0/2 anni) tra le altre cose neanche richiesta da noi, stabilita da un giudice del tribunale dei minori. Al momento di dare il mandato nessun ente da noi contattato (molti e grandi) accettò, tranne uno e piccolo, con sede fuori dalla nostra Regione, poi i corsi e, da parte nostra, la consapevolezza di voler estendere l’età, richiesta accettata dal tribunale: nostro figlio, che aspettava mamma e papà, però aveva 18 mesi ancora da compiere…

Grazie

Tiziana


Gentile Tiziana,

non mi sembra molto corretto quanto da lei affermato “gli enti possono fare un po’ quello che vogliono”. È vero ogni ente ha le sue modalità per operare nel campo dell’adozione internazionale ma si è chiesto come mai molti enti siano stati “costretti” a non poter accettare un decreto così vincolante per l’età?

Credo che in maniera molto onesta il nostro compito sia quello di mettere le coppie di fronte alla reale possibilità di adozione in uno dei paesi stranieri ed il fatto che molti abbiano rifiutato di accettare un decreto così vincolato ha dei buoni motivi.

I bambini che vengono segnalati sono ormai grandicelli (la media data sulla base dei dati CAI 2011 parla di 6 anni e un mese) e un vincolo 0-2 anni pone gli enti nella situazione di ricerca di un bambino in quella fascia di età. Noi lavoriamo per cercare una famiglia per un bambino abbandonato e non per cercare un bambino alla famiglia che desidera adottare.

Bambini così piccoli possono anche essere segnalati ma con la certezza da parte dell’ente di avere a disposizione coppie disponibili a 360 gradi ad accogliere un bambino abbandonato.

Grazie

Irene Bertuzzi, responsabile Formazione di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini