Adozioni internazionali. Rdc. Il limbo degli “instradati”: “Versati 12 mila euro di acconto”. Cosa dicono le linee guida della Cai?

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Dal 10 giugno tutti i bambini adottati da famiglie italiane nella Repubblica Democratica del Congo sono nel nostro Paese, circondati dall’amore dei loro genitori, molti dei quali li hanno attesi per quasi 1000 giorni. Nonostante questo, però, altre 18 coppie vivono ancora in una sorta di limbo, con il loro iter adottivo avviato da anni, ma privi ancora del nome e del volto dei loro figli. E, come se non bastasse, alcune di queste coppie hanno già dovuto versare 12mila euro di acconto nelle casse degli enti a cui avevano affidato il mandato, senza aver ancora ricevuto l’abbinamento e senza sapere che ne sarà delle loro procedure di adozione.

Dopo quasi tre anni di attesa, di ritardi e di silenzi ingiustificati da parte della Commissione adozioni internazionali, che hanno buttato nel panico e nell’angoscia le famiglie adottive, anche  per gli ultimi bambini si è dunque realizzato un sogno: avere una mamma, un papà e  una casa accogliente dove crescere. Come hanno scritto alcuni genitori festanti sul sito del Comitato genitori adottivi “è l’ora della festa!”.

Eppure la situazione Rdc non può dirsi per nulla conclusa, perché c’è chi il 10 giugno ha sorriso per questi genitori ma non ha potuto festeggiare. Sono gli instradati, ovvero quelle coppie adottive associate alla Repubblica Democratica del Congo che, pur non avendo avuto ancora l’abbinamento a un bambino prima del blocco stabilito dalle autorità di Kinshasa il 25 settembre 2013 e della decisione della Cai di sospendere gli abbinamenti fino alla fine del blocco stesso, sono  ancora rivolte all’adozione nel Paese africano. Si tratta di 18 coppie, così suddivise per enti: 3 con Ai.Bi., 2 con i Figli della Luce, 2 con I Cinque Pani, 2 con il Naaa, 2 con il Nova e 7 con Enzo B.

Alcune di queste, pur avendo conferito il mandato al proprio ente un anno e mezzo prima del blocco – ovvero fin dall’aprile del 2012 -, non solo non sono state abbinate ad alcun bambino, ma hanno versato all’ente un acconto di ben 12mila euro. A proposito delle somme dovute dagli aspiranti genitori agli enti, e quindi in relazione anche agli acconti, le Linee Guida della Cai raccomandano che l’ente fornisca sempre alla coppia la sua carta dei servizi, in cui è riportato il costo complessivo da sostenere per l’iter adottivo. L’articolo 18 delle Linee Guida, in particolare, prevede che “nel contratto di mandato, con riferimento al costo complessivo dell’intera procedura, deve essere specificata la scansione temporale per i pagamenti e le condizioni per le restituzioni in caso di revoca o dismissione del mandato”.

La carta dei servizi degli enti a cui queste coppie si erano affidate prescrivevano il versamento di 12mila euro di acconto? Che cosa era previsto in caso di blocco delle procedure di adozione?

E soprattutto perché queste coppie attualmente instradate, dopo così tanto tempo, non hanno  cambiato Paese? Le disposizioni della precedente gestione della Cai di reindirizzare le coppie su un altro Paese non sono state esaudite. Le motivazioni di questa scelta sono varie: la presenza di altri “Paesi a rischio”, i templi biblici e – quel che è ancora peggio – la richiesta di altri 5000 euro nel caso in cui la coppia desiderasse lo spostamento su un altro Paese.

Ora il problema degli instradati è quanto mai attuale, proprio alla luce dell’ iter  della nuova legge sulle adozioni nella Repubblica Democratica del Congo, approvata sia al Senato che alla Camera Alta.

 

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