Adozioni internazionali. RDC. Pubblicati documenti sulla vicenda dei dossiers Nova ed errori della CAI in Congo. “La verità trionfa sempre: solo i nostri documenti erano in regola”

dossierLa verità prima o poi emerge sempre. A volte è solo questione di tempo. Ma alla fine trionfa. E a quel punto ad averne paura è chi fino a quel momento si è fatto “ragione” con le bugie e le falsità con l’unico scopo di confondere le idee a chi non è a conoscenza degli eventi.

Così quando si scopre il vaso di Pandora, i nodi vengono al pettine e allora chi ha vissuto sulle trame deve fare i conti con lei… la verità.

Questo è proprio il caso di Nova, l’ente a cui facevano “capo” i 10 bambini che lo scorso novembre hanno potuto lasciare la Repubblica democratica del Congo. Gli unici ‘italiani’ di un gruppo di bambini più composito di vari Paesi (Usa, Olanda, Belgio) autorizzati a uscire dal Paese Africano. Solo 10 bambini la ‘quota parte italiana’ e solo del Nova: questo aveva provocato “voci” e reazioni, veicolate attraverso i social network, che volevano dipingere il NOVA come associazione capace di pratiche poco trasparenti, e addirittura di “comperare” l’attenzione delle autorità del Paese estero per privilegiare le proprie coppie a dispetto di quelle di altre associazioni.

Quando l’unica e solo verità era un’altra: nel maggio del 2015, e cioè nel momento della scelta dei dossier da parte della Commissione interministeriale congolese che doveva dare autorizzazione all’uscita dei bambini – solo i dossier del NOVA risultavano completi.

Una verità ‘scomoda’ per Silvia Della Monica, vicepresidente della Cai (Commissione adozioni internazionali) considerato che gli altri dossier, depositati dalla Cai per conto degli Enti autorizzati, necessitavano di integrazioni.  Una verità che il Nova, giustamente e in nome del superiore interesse dei bambini, ha aspettato a rivelare fino ad ora: ovvero fino a che tutti i 151 bambini congolesi avessero fatto ritorno a casa. In Italia. Aspettare per non compromettere (o essere accusati di ciò) il ricongiungimento di tutti i minori alle loro famiglie.

Ma ora che ciò è avvenuto, anche con l’arrivo degli ultimi 18, è arrivato il momento della verità. E il Nova esce con un comunicato stampa in cui non solo racconta per filo e per segno cosa sia successo ma anche a riprova di quanto dichiarato, allega documenti ufficiali italiani e  congolesi in cui nero su bianco, si dice che solo i dossier del Nova erano in regola, a differenza degli altri 140, e che “grazie all’attività tempestiva del nostro rappresentante, l’Italie a eu la chance de aligner 10 dossiers (ha avuto la possibilità di incamerare 10 dossier ndr).

Riportiamo la versione integrale del comunicato stampa ufficiale del Nova, la risposta del Sottosegretario agli Affari Esteri, Vincenzo Amendola (all’ interrogazione parlamentare di Emanuele Scagliusi (M5S) del 31.3.2016) il documento del Direttore di dipartimento del Ministero del Genere e della famiglia congolese, dottor Gauthier; del suo incaricato Dr. Gilbert, capo dell’ufficio presso la Direzione della protezione dell’infanzia del Ministero, e infine dell’avv. Joska Kabongo, capo di Divisione del Dipartimento Giuridico del Ministero degli Esteri

NOVA è in possesso da alcune settimane di un documento costituito da un’indagine svolta da un prestigioso studio legale di Kinshasa su incarico di alcune coppie italiane, che non avevano dato mandato a NOVA ma che come molte altre anche della nostra associazione hanno atteso per due anni e mezzo di poter abbracciare i propri figli bloccati nella Repubblica Democratica del Congo.

Una di queste coppie ce ne ha cortesemente fornito una copia, dopo che nel corso di un servizio televisivo (SkyTg24 del 10 marzo 2016) ne è stata mostrata una parte.

E’ un documento che espone le ragioni per cui nella prima lista di bambini autorizzati a uscire dal Congo, nel novembre del 2015, erano compresi solamente minori di coppie NOVA. Tali ragioni riguardano il fatto che – nel maggio del 2015, e cioè nel momento della scelta dei dossier da parte della Commissione interministeriale congolese che doveva dare autorizzazione all’uscita dei bambini – solo quelli di NOVA risultavano completi.

Gli altri, depositati dalla Commissione Adozioni Internazionali per conto degli Enti autorizzati, necessitavano di integrazioni. Ciò è avvenuto, ricorda il documento, grazie all’attività tempestiva del nostro rappresentante, così che “l’Italie a eu la chance de aligner 10 dossiers” (ha avuto la possibilità di incamerare 10 dossier).

Un secondo documento indica le persone che sono le autorevoli fonti di quell’indagine: il Direttore di dipartimento del Ministero del Genere e della famiglia, dottor Gauthier; il suo incaricato Dr. Gilbert, capo dell’ufficio presso la Direzione della protezione dell’infanzia del Ministero, e infine l’avv. Joska Kabongo, capo di Divisione del Dipartimento Giuridico del Ministero degli Esteri. Le stesse circostanze, d’altronde, seppure espresse in modo più generico, sono state riportate dal Sottosegreterio agli Affari Esteri, On. Vincenzo Amendola, nel testo di una risposta a interrogazione parlamentare del 31.3.2016, che analogamente pubblichiamo, nella quale afferma che la circostanza relativa all’incompletezza primitiva della maggior parte dei dossier risulta da “quanto riferito dalle Autorità congolesi”.

Nel gennaio del 2016, all’arrivo dei dieci bambini in Italia, un servizio giornalistico (Il Fatto Quotidiano, 14 gennaio 2016) aveva dato conto di quel rapporto. A seguito di quell’articolo, la cui pubblicazione è stata attribuita del tutto erroneamente all’iniziativa della nostra associazione, NOVA è stata da alcune parti accusata di pratiche discutibili. In particolare alcuni enti hanno definito in un loro comunicato”strampalata” la ricostruzione dei fatti come emersa da quell’indagine giornalistica. Da quel comunicato hanno preso fiato e vigore alcune “voci” e contumelie da bar, veicolate attraverso i social network, che volevano dipingere NOVA come associazione capace di pratiche poco trasparenti, e addirittura di “comperare” l’attenzione delle autorità del Paese estero per privilegiare le proprie coppie a dispetto di quelle di altre associazioni. Questo testo, che per rispetto ai soggetti interessati pubblichiamo escludendo le parti che riportano le opinioni più severe di chi lo ha redatto, può finalmente rendere giustizia. Abbiamo atteso a dare evidenza di questi documenti sul nostro sito nella convinzione che, fino al momento in cui i bambini italiani non avessero raggiunto le loro famiglie, la loro lettura avrebbe potuto portare uno strascico ulteriore di polemiche e di discussioni, potenzialmente capaci di intralciare l’esito positivo della vicenda.

Abbiamo dunque scelto consapevolmente di non replicare ad accuse gravissime, infamanti per NOVA e per i suoi dirigenti che, si ricorda, sono tutti volontari, ma siamo comunque convinti di aver agito per il meglio. Ora, a vicenda conclusa, ci riteniamo liberi di poterci difendere semplicemente pubblicando i due documenti: venute meno le ragioni del silenzio, abbiamo il dovere morale – nei confronti dei nostri soci, delle nostre famiglie e delle istituzioni – di offrire le prove di quanto è accaduto. Speriamo che l’evidenza dei fatti, come emerge dalla lettura, sia capace di far riconoscere l’errore (nella convinzione fiduciosa che di errore si sia trattato), considerando sotto nuova e più serena luce gli avvenimenti.

Fonte: http://associazionenova.org/