Adozioni Internazionali: sblocchiamo il destino dei bambini bielorussi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una Lettera, contenente l’appello alla riapertura delle adozioni in Bielorussia. «Se condividete lo spirito della lettera – scrive il Coordinamento delle Famiglie Adottanti in Bielorussia -, Vi invitiamo ad inviare al mondo politico e al Governo l’invito a continuare su quella strada di dialogo con le istituzioni bielorusse che, in questi anni, ha portato tanti frutti alla causa a noi comune, al fine di individuare nel pieno rispetto del minore nuove forme di solidarietà tra popoli».

Lettera alle Istituzioni su adozioni e permessi studio, 23 novembre 2011

Al Presidente del Consiglio
Prof. Mario Monti

Al Ministro degli Esteri
Giulio Terzi di Sant’Agata

Al Ministro della Cooperazione
Andrea Riccardi

A tutti i Senatori
A tutti i Deputati

Chi Le scrive è una famiglia, legata a vario titolo all’esperienza di accoglienza dei minori bielorussi.

Il fenomeno umanitario delle accoglienze di bambini bielorussi – di cui sono motore famiglie italiane, di qualsiasi estrazione sociale e colore politico – è unico al mondo, ed è ben sotto gli occhi e i riflettori dell’opinione pubblica italiana.

L’azione di cooperazione delle famiglie italiane è diffusa capillarmente nel paese e molti altri cittadini italiani vengono, ogni anno, a contatto con questi bambini e “ragazzi di Chernobyl”, perfettamente integrati nella realtà italiana.

Questo è un momento cruciale per il destino di moltissimi bambini bielorussi, che attendono, spesso da molti anni, di sentirsi chiamare finalmente figli: perché la Bielorussia ha dimostrato nei fatti – con il riesame, a partire dal 2010, di oltre 500 pratiche adottive in sospeso – la sua volontà di riaprire le adozioni. Tant’è che già nel 2010 (da statistiche CAI) sono stati adottati 99 minori, e altrettante adozioni sono state completate nei primi sei mesi del 2011. Questo dato non può essere ignorato dalla Commissione Adozioni Internazionali, che, invece (come da comunicato del 22 marzo 2011), ritiene ancora di bloccare il deposito delle nuove domande di adozione.

Anche per i bambini non adottabili registriamo un traguardo importantissimo, con la firma del protocollo d’intesa sui permessi studio, risalente al 10 giugno 2011, e che attende solo i decreti attuativi, per permettere a minori bielorussi di almeno 14 anni l’accesso alla scuola italiana. Sappiamo che le nostre istituzioni stanno lavorando molto in questa direzione, gettando le basi per solidi scambi culturali, economici non solo con la Bielorussia, ma con tutti i paesi di lingua russa, e speriamo che l’attenzione su questo tema non venga mai a mancare, perché la vicenda delle adozioni, delle accoglienze e quello dei permessi studio nei confronti dell’infanzia Bielorussa dimostra che un paese non può prescindere, anche nei momenti di crisi, dagli aspetti umanitari.

Il rispetto di consolidati rapporti umanitari rappresenta la cartina di tornasole della serietà di un paese, su cui costruire serie basi della cooperazione sociale e della collaborazione economica tra due stati.

Per questo, intendiamo con la presente supportare le proposte del Coordinamento delle Famiglie Adottanti in Bielorussia (www.adozionibielorussia.org), movimento di famiglie non solo adottanti, che ha registrato un’incredibile partecipazione di persone che, a vario titolo, sono legate alle vicende bielorusse.

In questi ultimi anni, in questa vicenda si è evidenziato un problema di fondo della politica internazionale del nostro paese, poco attenta alle adozioni internazionali, nonostante “il boom” delle  stesse, registrato dalla Commissione Adozioni Internazionali, sostanziandosi di fatto nella negazione all’avviare pratiche di adozione per decine di migliaia di famiglie italiane, con decreto di idoneità già ottenuto e in attesa di aprire la propria famiglia all’affetto di un minore.

La riforma, avviata nella passata legislatura dal Governo Italiano, non è completa, per due ordini di motivi.

La politica delle adozioni internazionali deve in primo luogo essere supportata dalle nostre ambasciate e consolati nel mondo e non vissuta come un problema e con superficiale sufficienza.

A tal fine è auspicabile la migrazione della Commissione delle Adozioni Internazionali, sotto l’egida del Ministero degli Affari Esteri, piuttosto che in una posizione di ripiego, laddove il ministro o  sottosegretario di turno si occupa “a tempo perso” della questione.

Riteniamo inoltre auspicabile una profonda riforma della Commissione delle Adozioni Internazionali, volta non solo a rappresentare un mero organo di controllo degli Enti per le adozioni internazionali, ma anche a sostenere il processo di espansione delle adozioni, viste le sempre maggiori richieste di adozione da parte di coppie italiane. Tale azione raggiungerebbe il duplice obiettivo di efficacia ed efficienza, derivante dal porre sotto la medesima guida del Ministro degli Esteri sia la CAI sia il braccio operativo delle ambasciate, rappresentanti dello Stato Italiano nel mondo.

La preparazione e soprattutto il coinvolgimento del personale del Ministero degli Esteri diventa drammaticamente importante, soprattutto in paesi quali la Bielorussia, dove l’avvicinamento all’Unione Europea evolve grazie anche all’incontro delle nuove generazioni con la nostra cultura.

L’iniziativa di promozione deve essere frutto non solo del Governo Italiano a livello centrale ma anche attraverso i propri ambasciatori. È forse anche grazie a venti anni di rapporti tra le famiglie italiane e la società bielorussa, che la politica italiana ha potuto far muovere i primi passi verso l’Europa alle autorità di quel Paese.

Il supporto delle Ambasciate è ancora più importante nei paesi con i quali si stringono rapporti di cooperazione basati sull’accoglienza, non per scavalcare il meccanismo internazionale dell’adozione internazionale, ma quanto per garantire “il supremo interesse del minore” ad avere una famiglia propria.

Il secondo aspetto è quello legato ai diritti dei minori in difficoltà, che, attraverso i soggiorni di risanamento, hanno la possibilità di incontrare l’affetto e l’amore che ci contraddistingue come popolo accogliente.

Le esperienze si evolvono e gli stati e le leggi devono disciplinare e contemplare le evoluzioni della realtà, soprattutto in un contesto così delicato quale quello della tutela dei minori, come nel caso dei permessi studio. Per questo chiediamo di giungere rapidamente ad una attuazione dell’accordo firmato dal ministro Frattini, in data 10 giugno 2011.

Il boom delle adozioni dimostra la grande disponibilità delle coppie italiane all’adozione, che, in numero ben superiore alla media di 4000 unità, attendono 4-5 anni per giungere all’adozione di un minore.  Tra quelle in attesa, ci sono le famiglie adottanti in Bielorussia, che hanno un legame ben identificato con un minore che, il più delle volte, ha espresso la volontà chiara di essere adottato da una famiglia identificata.

Vi rivolgiamo pertanto un appello, affinché si prosegua senza esitazioni lungo la strada già aperta dal ministro Frattini e dal sottosegretario Gianni Letta in questi ultimi anni, volta a non considerare un nemico la parte bielorussa. In questo ambito troverete l’appoggio e il consenso di tantissime famiglie italiane.

Infine, intendiamo sottoporre all’attenzione del mondo politico e del Governo la richiesta di rivedere la legislazione in materia di diritto di cittadinanza per i maggiorenni adottati da famiglie italiane, consentendone l’acquisizione contestuale alla sentenza di adozione. Senza dilungarsi in tecnicismi riassumibili con estrema difficoltà, allo stato attuale le conseguenze giuridiche producono effetti paradossali, sia per quanto riguarda l’acquisizione del cognome italiano da parte del maggiorenne extracomunitario, che per quanto riguarda l’acquisizione di diritti prettamente limitati alla sfera patrimoniale.

 

Invitiamo a prendere visione del sito Adozioni in Bielorussia. Visitando la pagina dedicata all’appello, è possibile seguire le istruzioni per firmare la lettera e contribuire allo sblocco della situazione.