Adozioni, quali sono le vere emergenze

abbandonoMentre da settimane impazza il dibattito politico e sociale sul tema della stepchild adoption, occorre ricordare che le adozioni internazionali si sono dimezzate nel giro di pochi anni. Da questi fatti trae spunto la riflessione, che riportiamo integralmente, del giornalista Luigi Tivelli pubblicata mercoledì 3 febbraio sul quotidiano “Il Messaggero”

 

Da molti giorni, grazie al tam tam che viene dai Palazzi della politica, gli italiani sono alle prese col difficile concetto di stecpchild adoption, in pratica l’adozione del figlio del compagno per le coppie gay. Ciò implica anche una sorta di incentivo di fatto, in relazione alle coppie gay al femminile, alla pratica dell’utero in affitto e della maternità artificiale. Non so quanto questo eccesso di concentrazione dell’agenda politica su un tema che prima titillava solo le papille gustative di qualche attempato radical chic giovi al nostro claudicante sistema istituzionale, né quanto contribuisce alla crescita, civile e sociale del Paese. Visto che di “adozioni”, e quindi di natalità e di bambini stiamo parlando, ben altri e ben più rilevanti sarebbero invece i temi che in questa materia dovrebbero essere posti al centro dell’agenda politica. L’Italia sconta una grave crisi demografica (ciò che significa in prospettiva anche ulteriore crisi economica e sociale), essendosi attestata su uno dei tassi di natalità più bassi del mondo (con 1,37 figli per donna) e non disponiamo di adeguati servizi per l’infanzia o di appropriati sostegni e servizi perle mamme. Eppure i nostri cugini francesi da tempo ci avrebbero indicato la strada sia per incentivare il tasso di natalità sia per migliorare i servizi all’infanzia. Quanto poi alle adozioni, ci sono in questo momento tante coppie fatte da un uomo e una donna (ciò che per qualcuno può suonare banale) che aspettano da tempo da un tribunale l’idoneità all’adozione internazionale o che vagano in qualche Paese nel corso di un complesso procedimento di adozione. Nel frattempo, il numero di adozioni internazionali, già sceso da un po’ di tempo intorno alle 4.000 unità circa l’anno, nel 2013 è crollato a circa 2.000 unità. E questo sia perché va fatto un serio tagliando alla normativa sulle adozioni, sia soprattutto perché la governance per la Commissione sulle Adozioni Internazionali funziona male. Eppure, per un verso ci sarebbero tante coppie nel nostro Paese disposte ad adottare, per altro verso, negli orfanotrofi ad esempio dei Paesi dell’ex Unione Sovietica, dell’estremo oriente o di qualche Paese africano ci sarebbero tanti bambini che avrebbero bisogno di un padre e di una madre per ritrovare il sorriso. In questo quadro, si parla invece solo o di maternità artificiale o di stepchild adoption, che in qualche modo rischiano di essere due facce della stessa medaglia. Non sarebbe il caso che le forze politiche, laiche e cattoliche, (fra l’altro chi scrive ha smesso di essere cattolico praticante all’età di undici anni, per essere chiari) si dedicassero finalmente al vero tema che interessa agli italiani: la questione della natalità, il tema dei nostri bambini, quello dei nuovi italiani di cui la questione delle vere adozioni è parte non poco significativa? Ciò che stupisce è che anche da parte degli ambienti della stessa Chiesa ci sia una sorta di timore o semi latitanza, e che né dal mondo cattolico né dalle forze politiche che ad esso si ispirano venga un impulso chiaro a spostare ed allargare l’agenda alle questioni che ho qui delineato, invece di fare a testate o a cercare compromessi di maniera sui confini da tirare dentro l’ambito ristretto delle due parole inglesi stepchild adoption: ciò che denota alla fin fine il provincialismo oltre all’ormai invalso dilettantismo – in cui è confinata la nostra politica.