Adozioni UK: genitori troppo bianchi per adottare

Il quotidiano britannico The Sun riporta l’incredibile storia di adozione di Francesca, 41 anni, e suo marito Rick, 38 anni. Nel gennaio del 2007 la coppia londinese ha deciso di intraprendere il percorso dell’adozione per offrire l’amore e l’accoglienza di una famiglia ad un bambino abbandonato.
Francesca racconta: “Sono cresciuta con un fratello naturale ed un fratello adottato quindi ho capito subito che le origini possono essere diverse, ma è l’amore che tiene uniti”.

Eccitati alla prospettiva di diventare una famiglia e con nessuna idea dell’incubo che si prospettava, la coppia ha chiamato l’ufficio preposto, presso il distretto londinese di Ealing, per avere informazioni sulla domanda da inoltrare.
Prima che Francesca potesse concludere una frase, la donna dall’altro capo del telefono l’ha bloccata.
Francesca ha detto: “Lei mi ha interrotto per chiedere se fossimo bianchi, ho risposto che lo eravamo e lei disse: ‘Ah, questo è un problema perché abbiamo un tetto al numero di persone bianche che possono adottare bambini di etnia nera, asiatica o mista. I bambini disponibili per l’adozione a Ealing al momento sono neri, asiatici o di etnia mista.”
“Avrebbero potuto cercare un bambino in un altro distretto, ma questo comportava fatica e burocrazia e non ci è stato proposto “.
“Ho pianto lacrime amare quel giorno, non per me stessa, ma per le migliaia di bambini che si trovano ancora in orfanotrofi, questo perché il sistema dice che il colore della pelle è un limite per dare ad un bambino una famiglia amorevole”.

“Ad Ealing ora negano ci hanno detto che eravamo troppo bianchi per adottare. Ma il 90 per cento delle coppie con cui ho parlato sia dentro che fuori di Londra, hanno detto la stessa cosa”.
“Quello che ci ha dato più fastidio è stato il fatto che non abbiamo nemmeno avuto la possibilità di dimostrare se eravamo all’altezza della sfida di adottare un bambino di etnia diversa.”

E’ stato poi un funzionario del Consiglio che ha suggerito a Francesca e Rick di considerare l’adozione internazionale, ironia della sorte, quasi garantendo loro che sarebbe finiti abbinati con un bambino di un gruppo etnico diverso.
Frustrati, ma desiderosi di mantenere aperta la possibilità di accogliere un bambino, la coppia ha iniziato il cammino verso l’adozione internazionale. Questo ha comportato un periodo di formazione e diversi incontri di preparazione.

Successivamente, la coppia ha dovuto sottoporsi ad un’indagine sulla famiglia, un questionario di 50 pagine compilato da operatori sociali nell’arco di più mesi, per valutare i futuri genitori.
“Si viene giudicati in ogni passo del cammino. Recentemente ho scoperto che il 90 per cento delle coppie che si rendono disponibili per le adozioni internazionali non finiscono per adottare, e la maggior parte di loro abbandonano dopo essere stati sottoposti a questa indagine”. Ma Francesca non si arrese.

Dopo aver superato l’ultimo ostacolo, un interrogatorio con un gruppo di psicologi ed esperti di bambini, la coppia è stata ritenuta idonea.
Ma l’incubo non era ancora finito. A Francesca e Rick è stato detto che avrebbero potuto adottare in Messico, tramite un’agenzia statunitense. Hanno le valigie pronte e il volo prenotato, quando una quindicina di giorni prima della partenza il Dipartimento per la tutela dei minori britannico riscontra un errore. Non era possibile partire.
In quel momento la coppia ha preso quella che definiscono “la decisione più pazza della nostra vita” decidendo di recarsi comunque in Messico.
Essi si recarono presso un piccolo orfanotrofio a Guadalajara, dove hanno incontrato una bambina, Gaia, che ora ha due anni, che è stata abbandonata da una mamma che non poteva o non voleva prendersi cura di lei. Si sono innamorati, ma ci sono voluti quattro mesi prima di poter portarla a casa in quanto le autorità del posto avevano perso il suo dossier.

“Ora abbiamo una figlia bellissima che ci porta tanta gioia, ma noi abbiamo speso circa 50.000 sterline per darle una casa, mi sento male per le coppie che non hanno i nostri risparmi, o l’istruzione per navigare tra la burocrazia”.

“Ogni giorno quando guardo Gaia penso che sarebbe potuta essere abbandonata per le strade del Messico. Allora so che ne è valsa davvero la pena aver passato tutto questo. Non c’è gioia più grande di portare un bambino abbandonato in una casa amorevole.”