Affido familiare o sostegno a distanza: appello alle famiglie italiane per non restare solamente a guardare

misnaGestire le migrazioni nel Mediterraneo in modo nuovo. Questa è una certezza la cui evidenza non può essere più messa in discussione e di cui si rendono sempre più conto i grandi leader europei. A poco, se non a nulla, servono i grandi centri di accoglienza che nella loro promiscuità e sovraffollamento, portano all’esasperazione i profughi che vi giungono, favorendo a volte fenomeni di illegalità. Il tutto sotto gli occhi indifesi di bambini che sempre più numerosi sbarcano sulle nostre coste. Se si tenessero tutti per mano, a un metro di distanza l’uno dall’altro, coprirebbero una distanza di più di 8 chilometri.

Sono i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia al 30 aprile 2015: 8.260 giovani migranti per la precisione, un numero cresciuto del 31,7% in un solo anno, rispetto alla stessa data del 2014 quando erano “solo” 6.274 (secondo il Report di monitoraggio minori stranieri non accompagnati in Italia)

Ma non sono solo il numero di un bilancio, una statistica da aggiornare. Sono carne, bocca, orecchie, occhi…gli immigrati, grandi e piccini, che muoiono in mare per raggiungere le coste dell’Europa. E quando non muoiono e arrivano sulle loro gambe a bussare sul confine diventano benzina sul dibattito politico. E allora non li vediamo, non ce li fanno vedere, o per dirla tutta non li vogliamo vedere. Ma ci sono. E sono qui a pochi chilometri dalle nostre case. E facciamo finta di niente, lasciandoli in un angolo nei grandi centri di accoglienza pronti alla fuga, alla strada, ai trafficanti di essere umani nel loro disperato tentativo di raggiungere il Nord Europa.

Ma per quanto tempo ancora pensiamo di tollerare queste cose?  La loro accoglienza, passaggio indispensabile per evitare che finiscano nel tunnel dell’illegalità e dello sfruttamento, è il primo passo del lungo percorso necessario ad assicurare loro un futuro degno. Si ma quale? Non certo quella dei grandi centri, ma quella familiare, quella di una mamma e di un papà pronti ad abbracciare quelle gambe stanche di traversate di deserti e di asciugare quegli occhi che tanto hanno pianto nelle notti sui barconi.

Una casa provvisoria, temporanea, in cui al sicuro da pericoli esterni i Misna (minori stranieri non accompagnati) possano recuperare energie fisiche e mentali per poi riprendere il loro viaggio verso il ricongiungimento familiare con parenti nel nord Europa.

Un affido temporaneo in cui Ai.Bi., ha sempre creduto con il progetto Bambini in alto mare, come l’unica forma in grado di garantire un’ospitalità degna a chi sbarca sulle nostre coste in cerca di un futuro migliore ed è troppo indifeso per affrontare da solo la vita.

Avviato a ottobre 2013 il progetto ha fin’ora dato accoglienza in affido familiare a diversi minori stranieri non accompagnati, oltre a un centinaio di essi ospitati, tra dicembre 2013 e lo stesso mese del 2014, presso Casa Mosè, il centro di prima accoglienza per Misna a Messina.

Da quel momento le partenze, gli arrivi e, purtroppo, le tragedie in mare non si sono mai fermati. Per questo Ai.Bi, rilancia il suo appello alle famiglie: accogliete in casa un minore straniero non accompagnato o attivate un sostegno a distanza. Non restate a guardare. Quelli potrebbero essere i vostri figli.

Come fare è semplice. Sul nostro sito è possibile compilare un modulo, indicando, oltre i propri dati, la tipologia di sostegno che vuole offrire (Sostegno a distanza; messa a disposizione di case libere o affido familiare). Nel caso la tua famiglia sia disponibile ad accogliere un giovane migrante, ti sarà chiesto di compilare una seconda scheda per approfondire la disponibilità e valorizzarla al meglio. Sarai, quindi, contattato da un nostro operatore e adeguatamente formato per accogliere un Misna (Minore straniero non accompagnato). Occorre segnalare che Ai.Bi. dà generalmente priorità alle coppie che già hanno avuto esperienze di accoglienza; altro elemento che potrebbe influenzare la realizzazione o meno dell’affido è la zona di residenza: è importante sapere se il vostro è un territorio molto sollecitato dal fenomeno migratorio e se le istituzioni prediligono una progettualità alternativa all’inserimento in centri comunitari.

Attivando un sostegno a distanza potrà, invece, supportare il progetto BAM nella sua interezza, aiutandoci a garantire a bambini e ragazzi soli l’accoglienza cui hanno diritto.

Con il progetto Bambini in Alto Mare, in Italia Ai.Bi. è pronta a rafforzare il sistema di accoglienza a favore dei minori non accompagnati e delle madri sole con strutture e servizi dedicati, offrendo: un Centro Servizi alla Famiglia “Pan di Zucchero” a Messina, per la formazione e l’accompagnamento delle famiglie che si rendono disponibili ad accogliere minori stranieri non accompagnati; una rete di famiglie di pronta accoglienza a Lampedusa, coadiuvata da personale qualificato; creazione e formazione di una rete di famiglie affidatarie su tutto il territorio nazionale.