Affido in versione “light”: istruzioni per una buona accoglienza part-time

spazio-affido-cisterna 400 286Non bisogna essere superdonne o superuomini per affrontare la scelta dell’affido familiare. Basta solo essere capaci di guardarsi dentro con sincerità. Parola dell’educatrice ed esperta di affido Silvia Amato che ricorda come non esista solo l’affido a tempo pieno. La legge 149 del 2001, infatti, prevede anche la forma del “part time”: qualche ora alla settimana da dedicare a un ragazzino proveniente da situazioni di disagio o di difficoltà familiare, per esempio accompagnandolo a scuola o aiutandolo nei compiti o ancora trascorrendo con lui il week end o una vacanza. Un affido “light” aperto a tutti: coppie sposate o conviventi, con o senza figli, ma anche single, senza limiti di età.

“Solo che non basta aprire la porta di casa – raccomanda Silvia Amato -: l’affido, anche le light, richiede una reale disponibilità ad accogliere nella propria vita un’altra vita. Va da sé che non ci si affaccia a un impegno così forte nei momenti problematici, come la malattia di un familiare, e neppure se si ha in vista un progetto importante, come un nuovo lavoro, o quando la propria famiglia richiede più attenzione”.

Spazio anche a chi è un po’ più in là con l’età. Esistono infatti anche affidatari che vengono scelti per bambini che necessitano più di nonni che di genitori. “L’affido funziona proprio così – spiega l’educatrice -: la famiglia viene individuata in base al bisogno del ragazzino e non è detto che tutti beneficino di una coppia giovane”.

Come capire, quindi, se si è pronti a calarsi in contesti sociali e culturali molto diversi dall’abituale? Innanzitutto è necessario avere voglia di sperimentare un’esperienza “rivoluzionaria”: “Il bambino deve diventare ‘figlio’ dell’affidatario – dice ancora Silvia Amato -, altrimenti si tratterà di una relazione povera”. Allo stesso tempo non bisogna dimenticare che il piccolo è figlio anche di qualcun alto. “Questo è quello che definiamo ‘rispetto della doppia appartenenza’ – conclude l’educatrice -. Nell’affido si apre la casa a un bambino e alla sua famiglia: magari questa non entrerà mai nella  nostra abitazione, ma è parte di quel bambino che ha bisogno anche di noi”.

 

Fonte: Starbene