Affido. “Niente da perdere”: un film che racconta il sistema che divide famiglie

30mila minori sospesi tra case e famiglie: tra famiglie disorientate e strutture incerte,  il film di Delphine Deloget affronta il delicato tema dell’affido familiare attraverso una storia intensa e attuale

In Italia, il sistema dell’affido familiare continua a essere caratterizzato da numerose lacune e incomprensioni. A oggi, circa 14mila minori vivono in affido presso famiglie, mentre altri 16mila sono ospiti di strutture d’accoglienza, tra case famiglia e centri specializzati. Tuttavia, il dato preciso è incerto, poiché la gestione dei minori e delle strutture varia tra le diverse regioni. Il governo ha recentemente presentato un disegno di legge (ddl) volto a colmare queste lacune, ma famiglie e associazioni di tutela sostengono che i loro sforzi vengano già adempiuti con efficacia, evidenziando così il “valzer delle incomprensioni”. Anche le nuove Linee di indirizzo sull’affido, pur approvate, non sono ancora state ratificate dalle Regioni, lasciando il sistema in sospeso.

Il film sull’Affido

Su questo sfondo complesso si inserisce il film Niente da perdere, scritto e diretto da Delphine Deloget, che affronta il delicato tema dell’affido familiare attraverso una storia intensa e attuale. La protagonista, Sylvie, una madre single francese, lotta disperatamente per riportare il figlio a casa dopo un incidente domestico che innesca l’intervento dei Servizi per l’infanzia. Nonostante i suoi sforzi, il bambino viene collocato in una casa-famiglia, e il film segue la sua dolorosa battaglia contro un sistema che sembra soffocarla sempre di più, fino a portarla a una drammatica decisione: fuggire con il figlio in Spagna.
Il film è ispirato a storie reali e riflette situazioni che potrebbero avvenire anche in Italia. Secondo la regista Deloget, non è un film contro l’affido, ma contro le aberrazioni amministrative e legali che a volte scaturiscono da queste procedure. Il sistema, pensato per tutelare i minori, si basa spesso su un eccesso di precauzione che può finire per danneggiare le famiglie, come accade alla protagonista, che si sente schiacciata da una decisione presa “per il suo bene”. Sylvie si ritrova intrappolata in una spirale in cui, più cerca di conformarsi, più affonda, fino a non sapere più contro chi o cosa combattere.
Il film solleva domande sulla fiducia nei servizi pubblici e sull’operato dei giudici. Le madri rappresentate nei gruppi di ascolto del film appaiono sfiduciate e disorientate, vittime di un sistema che sembra sordo a qualsiasi istanza di equità e comprensione umana. La regista ha voluto mostrare come, in molti casi, le difficoltà familiari – spesso legate a problemi economici o sociali – possano trasformarsi in ferite aperte che la burocrazia fatica a sanare.
La domanda finale resta aperta: di fronte a tante contraddizioni, non è forse il momento di ripensare un sistema che, troppo spesso, aggiunge sofferenza a sofferenza?

[Fonte: Avvenire]

Maggiori informazioni

Quando una famiglia attraversa un momento di difficoltà e non riesce a prendersi momentaneamente cura dei figli, i minori possono essere accolti per un periodo di tempo determinato in un’altra famiglia, la famiglia accogliente.
Ai.Bi. organizza diverse attività di formazione per famiglie, coppie o single pronte ad aprire la loro casa, e la loro vita, a un’esperienza di affido familiare. Tutte le informazioni si trovano sulla pagina dedicata del sito dell’Associazione.