Affido sine die: polemiche fra Occhiogrosso e Anfaa

liamGarantire ai minori la temporaneità dell’affido familiare per una relazione affettiva stabile o dare priorità alla capacità di recupero dei genitori? Posizioni opposte che hanno diviso Franco Occhiogrosso, già presidente del Tribunale per i minorenni di Bari e presidente del Centro nazionale di documentazione per l’infanzia e Frida Tonizzo, assistente sociale e consigliere dell’associazione ANFAA.

Durante il Convegno dell’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia (Aimmf), tenutosi il 13 e 14 novembre a Milano, Occhiogrosso e Tonizzo hanno partecipato ai lavori del Gruppo Modelli di accoglienza familiare e si sono trovati su posizioni nettamente in contrasto. Da una parte Occhiogrosso ha evidenziato, in linea con la proposta del Presidente del Senato Schifani, che si deve lavorare per rendere l’affido uno strumento realmente temporaneo (massimo 24 mesi come prevede dalla legge 149/2001), nell’interesse del minore a ricostruire relazioni familiari stabili. Dall’altra Tonizzo ha puntualizzato che gli affidi spesso si prolungano oltre i due anni perché si intende garantire alla famiglia di origine la possibilità di uscire da una condizione di difficoltà e recuperare così le capacità di cura e tutela dei figli.

Intervento interessante quello del Giudice Maria Rita Verardo che, nell’ambito dei lavori del Gruppo “Modelli di accoglienza familiare”, ha evidenziato che non si deve mai dimenticare il diritto preminente del minore alla famiglia; dovrebbe essere questa la guida del Giudice nelle decisioni in materia di istituti di protezione dei minori.

Aldilà delle due posizioni, rimane una questione di fondo da risolvere: perché i bambini devono rimane in un limbo per anni in attesa che i genitori superino le loro difficoltà?