Al via il nuovo Governo, ma non si presenta al giuramento il 22° ministro : Francesco Belletti, nuovo Ministro della Famiglia!

nuovo_governoEra iniziata bene la lista dei ministri: donne e uomini provenienti dalla società civile, scelti per la loro esperienza e competenza specifica. Nomi nuovi per la politica, come Cécile Kyenge Kashedu, prima parlamentare italo-congolese e adesso primo ministro nero della Repubblica italiana a occuparsi di integrazione; Josefa Idem, canoista e orgoglio nazionale con 8 olimpiadi (l’ultima a 48 anni!), 38 medaglie e l’abitudine ad allenarsi per non mollare (“Nelle situazioni in cui puoi perdere, devi solo cambiare schema di gioco”): l’ideale per occuparsi di Sport e Pari Opportunità. E ancora Graziano Delrio, nominato ministro per gli Affari regionali il giorno del suo compleanno (chissà quanto l’avranno festeggiato i suoi nove figli!), medico, divenuto sindaco della sua città, Reggio Emilia, e poi presidente dell’Anci, l’associazione dei comuni italiani. E Maria Chiara Carrozza, un curriculum impressionante, degno di un ministro dell’Istruzione: bioingegnere industriale, esperta di biorobotica, insegnante al Cern di Ginevra, poi in Giappone, il più giovane rettore italiano alla scuola superiore Sant’Anna di Pisa, un curriculum accademico e un palmares di premi sterminato. Non meno qualificato per l’Economia Fabrizio Saccomanni, direttore generale di Bankitalia, laureato alla Bocconi, perfezionato a Princeton, un economista di prima fila, ma con la passione di scrivere sonetti.

Peccato però che, in questa lista, ci sia una grande assenza, una poltrona vuota, una priorità che non è stata presa in considerazione fra le emergenze del nuovo governo.

Ci saremmo aspettati di sentire anche il nome di Francesco Belletti, l’attuale Presidente del Forum delle Associazioni Familiari, responsabile cioè di quel coordinamento che rappresenta oggi , tramite le Associazioni aderenti, qualcosa come due milioni e mezzo di famiglie.

La speranza di vedere un ministro della famiglia era veramente grande perché, dopo due anni di attesa (il governo Monti aveva come compito solo di mettere un freno alla crisi economica), si sarebbe potuto iniziare quel cammino delle riforme, sempre annunciato da tutte le forze politiche, ma in realtà mai promosso realmente.

Con il Ministero della famiglia si sarebbero potute unificare, in un solo dicastero, le varie competenze riferite al tema della famiglia, altrimenti disperse e frammentate.

Vedremo ora come saranno divise le deleghe, se verrà istituito almeno un sottosegretariato o se invece, come nei precedenti governi, l’adozione e l’affido faranno riferimento ad aree e persone differenti.

Le riforme sono quanto mai urgenti: l’adozione internazionale rischia la fine, se non si cambia radicalmente la cultura. L’emergenza abbandono è in crescita: sono 168 milioni i minori fuori dalla famiglia nel mondo, secondo l’Unicef e le idoneità dichiarate dai Tribunali stanno crollando: in cinque anni sono più che dimezzate. La crisi, i costi eccessivi, l’iter adottivo troppo lungo e una cultura di selezione anziché accompagnamento delle coppie stanno riducendo il numero delle famiglie accoglienti.

Non meno grave la situazione dell’affido. Se non decolla, l’intero sistema di accoglienza dei minori fuori famiglia entra in crisi, col rischio di riapertura degli istituti, a causa l’insostenibilità economica delle comunità educative , ormai troppo costose. Gli ultimi dati pubblicati dal Centro di Analisi e Documentazione sull’Infanzia e l’Adolescenza testimoniano che oltre 29mila minori vivono fuori dalla propria famiglia di origine. Circa la metà di essi si trova in affidamento familiare, tutti gli altri sono ospiti di comunità. Il costo per lo Stato di un minore in comunità è – mediamente – pari a 79 euro al giorno, contro i 13 euro giornalieri di un minore in affido. Se ognuno dei 14.781 minori che oggi crescono in comunità fosse accolto da una famiglia affidataria si avrebbe un risparmio complessivo per il Sistema di Accoglienza di oltre 356 milioni di euro.

E’ vero, i problemi sul tavolo del nuovo governo sono molti. La crisi economica e della politica richiede interventi radicali e riforme urgenti, dalla nuova legge elettorale al sostegno all’occupazione, e Letta dovrà fare i conti con un’alleanza fragile fra i partiti. Ma chi si prenderà carico delle famiglie, il cuore del sistema Italia e di questa emergenza nell’emergenza: i bambini abbandonati?