Aleppo. Per aiutare le famiglie a non scappare dalla Siria, Ai.Bi., unica Ong italiana in loco, distribuisce 18 mila pasti caldi agli sfollati. Ma si deve fare di più

camioncino aibi distribuzione ceste siriaEmergenza cibo per gli sfollati di AleppoAi.Bi., Amici dei Bambini, unica ONG italiana partner delle Nazioni Unite nella risposta a questa emergenza, distribuirà a 3 mila di loro nei prossimi mesi ben 18 mila razioni alimentari “ready to eat”. Si tratta di pietanze e vivande pronte al consumo concepite ad hoc per chi, come i profughi interni di Aleppo, non hanno ne’ un tetto sopra la testa ne’ una tenda dove dormire e quindi tanto meno un fornello per riscaldare un bicchiere di latte.

Ecco perché per loro Ai.Bi, in collaborazione con UNOCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari, avvia il nuovo e prezioso intervento di Prima Emergenza nel nord della Siria.

Nello specifico ogni giorno operatori e volontari di Amici dei Bambini, in collaborazione con Shafak (partner del progetto) distribuiranno a migliaia di mamme e bambini  aiuti alimentari sottoforma di tonno e carne in scatola, sardine, humus, datteri, acqua, vivande, frutta, dolcetti pronti da mangiare garantendo così loro la sussistenza quotidiana. Senza di questi, infatti, migliaia di sfollati non avrebbero cosa mangiare se non foglie ed erba raccolte per strada.

Ma questo è solo uno dei due interventi umanitari attuati da Ai.Bi in Siria con  l’ obiettivo di  creare le condizioni affinché i siriani possano rimanere nella loro terra.  Infatti, oltre ad Aleppo, Ai.Bi. è presente a Idlib e Binnish e nella stessa Aleppo con interventi di “Seconda emergenza” mirati a supportare la popolazione locale con interventi di distribuzione di ceste alimentari (patate, lenticchie e riso) e la realizzazione di un forno per la produzione del pane. Una parte importante dell’intervento è riservata ai bambini con una ludoteca sotterranea, in cui i più piccoli possono trascorrere ore di gioco al sicuro e  con il servizio di “child’s post traumatic stress disorder” (PTSD, assistenza psicologica) per i bambini abbandonati e che hanno perso tutto. Ad Aleppo e Idlib, Ai.Bi. infatti, si occupa anche della formazione degli operatori per il PTSD, post traumatic stress disorder.

Ma è ancora troppo poco. Si deve fare di più: non sono  sufficienti donazioni ‘spot’. Ecco perché Ai.Bi. da’ il via alla Campagna di Sostegno a Distanza in Siria per la prevenzione dell’emigrazione “Io non voglio andar via” nell’ambito del progetto BAM – Bambini in Alto Mare.

Occorre dare alle famiglie siriane che non vogliono scappare, la garanzia della continuità del sostegno e  il sadsostegno a distanza,  è lo strumento ideale per questi interventi. Per fare tutto questo e soprattutto dare una costanza a questi interventi, è necessario, infatti, se non fondamentale, il vostro aiuto: anche tu puoi, infatti, sostenere una famiglia siriana.

Visita la pagina dedicata e scopri come essere un aiuto per i 6,5 milioni di profughi interni  di cui quasi 3 milioni sono i bambini sotto i 5 anni a rischio malnutrizione (Fonte Ocha).

Sono, infatti, 6,5 milioni i profughi interni alla Siria, i cosiddetti IDPS (sfollati interni ‘Internally Displaced People’) quelli che hanno perso la casa, non hanno un posto dove dormire o un tetto sopra la testa ma che nonostante ciò vogliono rimanere in Siria: preferiscono muoversi all’interno della loro terra, da una provincia all’altra, piuttosto che sfidare il mare e sperare di arrivare sulle coste europee.  6,5 milioni di siriani che non rientrano nella “casistica” dei corridoi umanitari: non ci arriveranno mai perché non vogliono. Perché hanno le radici profonde in quella terra tanto martoriata ma nella quale ancora sperano. E la tregua stipulata nelle settimane scorse, è un segnale a favore, che li spinge a tenere duro.