Alte temperature: arriva il protocollo anti-caldo sul lavoro

Il Governo ha presentato un protocollo anti-caldo per tutelare la salute dei lavoratori: lavoro da remoto o stop alle attività, se troppo rischioso, e obbligo di pause frequenti al riparo dal sole

Nonostante i violenti rovesci che hanno colpito diverse parti dell’Italia negli ultimi giorni, le ultime settimane del nostro Paese sono state caratterizzate da una generalizzata ondata di calore, che ancora insiste su molte zone e crea non pochi problemi, non solo relativamente a incendi e siccità, ma anche per quanto riguarda le attività quotidiane delle persone, tanto in casa quanto al lavoro. Proprio per cercare di rispondere a questa emergenza, il governo sta lavorando a un “protocollo anti-caldo” per l’adozione di misure di contenimento dei rischi dovuti a esposizione alle alte temperature negli ambienti di lavoro, sia svolti all’interno, sia all’esterno.

Protocollo anti-caldo: incentivato il lavoro da remoto

Il testo è già stato sottoposto ai sindacati da parte della Ministra del Lavoro e delle politiche sociali Maria Elvira Calderone e dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, e il quotidiano La Stampa, così come altri media, ne ha anticipato alcuni dei punti salienti.
Il protocollo prevede il ricorso al lavoro da remoto, se possibile, nelle giornate più calde, e incentiva le aziende a ripianificare le attività in momenti in cui le temperature consentano migliori condizioni e maggiore sicurezza, specie per quelle mansioni che prevedono uno sforzo fisico da parte del lavoratore.
Il protocollo arriva a prevedere l’interruzione delle attività qualora si ritenga che le condizioni siano molto rischiose per la salute. In particolare, l’interruzione vale per i soggetti più esposti ad alcune patologie legare al caldo (per esempio i colpi di calore), come gli over 65, chi ha patologie croniche, le donne in gravidanza e chi assume regolarmente alcune tipologie di farmaci.

Sono le aziende a dover organizzare le attività secondo il protocollo anti-caldo

A organizzare tutto questo, secondo il protocollo, devono essere le aziende stesse, a cui è demandato anche il compito di organizzare i turni di lavoro prevedendo pause (obbligatorie) frequenti in luoghi non esposti direttamente al sole. Sempre l’azienda deve valutare se sia necessaria una sorveglianza sanitaria ulteriore anche per i lavoratori per i quali inizialmente non era prevista o qualora il medico aziendale lo ritenga opportuno.
Nel protocollo non mancano, infine, indicazione di carattere più generale, come quelle riguardante l’alimentazione (niente alcol, pochi grassi, molta frutta e verdura) e la frequente idratazione.