Anton, un Gesù Bambino di oggi

bambino rifiutatoLe vacanze di Natale sono finite per tutti. Per il piccolo Anton non sono mai iniziate. Lui se n’è andato pochi giorni prima del 25 dicembre, vittima non solo della sua malattia, ma soprattutto di un grande rifiuto: quello di chi avrebbe dovuto volergli bene e accoglierlo e che invece l’ha abbandonato proprio a causa della sua patologia, preferendo portare via solo il gemello sano, nato come Anton da una madre surrogata. Una storia – questa narrata dal giornalista Massimo Gramellini sulla “Stampa”, che qui riportiamo integralmente – che fa pensare, nei giorni in cui in Italia è ripreso con vigore il dibattito sul disegno di legge Cirinnà, che di fatto apre le porte a pratiche che intendono sostenere più il presunto diritto al figlio a tutti i costi che il vero diritto a una famiglia per tutti i bambini.

 

Un’amica mi ha raccontato una storia. Può essere cupa o luminosa, dipende dal modo in cui la si guarda. Come tutto nella vita, del resto. È la storia di un bambino messo al mondo da una madre surrogata, assieme al suo gemello, in una notte d’inverno di cinque anni fa. Il bambino si chiamava Anton e aveva delle piaghe sulla pelle. Quella del suo gemello invece scintillava liscia come la buccia di una pesca. I genitori biologici erano miliardari e mandarono un jet privato, con una babysitter sopra, per prendere il gemello liscio. Anton lo lasciarono lì. In un ospedale russo dove nessuno aveva mai sentito parlare della sua malattia. L’epidemiolisi bollosa colpisce cinquanta bimbi su un milione. Un volontario della fondazione che se ne occupa incrociò Anton in una corsia, diagnosticò con uno sguardo il problema e lo fece curare nel posto adatto.

Non erano cure semplici né indolori. Anton le affrontò con le lacrime agli occhi ma, dicono le infermiere, senza perdere nemmeno per un attimo il suo sorriso. Provava un desiderio superiore persino a quello di guarire: una famiglia, genitori, fratelli. E se non avevano il jet privato, pazienza. Si sarebbe accontentato che gli volessero bene. Partì una petizione che fece il giro del pianeta e alla fine la famiglia giusta arrivò, lo accolse e se ne prese cura. Ancora l’altro ieri Anton era il bambino di cinque anni più felice del mondo. Così felice che ha deciso che per questo giro di giostra potesse bastare così. Se ne è andato in un luogo dove ci piace pensare che la sua pelle scintilli liscia come la buccia di una pesca e l’amore dato e ricevuto sia l’unica cosa che conta.