Elezioni politiche 2022. L’appello ignorato dei figli nati con utero in affitto per abolirne la pratica

Sul tema dell’utero in affitto c’è un vuoto normativo da colmare. Ma, finora, a nulla sono valsi gli appelli di tante associazioni che chiedono regole certe per vietare il ricorso a questa pratica, anche recandosi all’estero in Paesi in cui è consentita

C’è un tema che aleggia sulla campagna elettorale, così come nelle aule dei parlamenti e delle commissioni in tutta Europa, ma sul quale, in fin dei conti, c’è un grande silenzio: l’utero in affitto! Il silenzio è dovuto al fatto che, da una parte, il grande lavoro di chi si spende per arrivare al riconoscimento di questa pratica avviene sotto traccia (ma avviene!), dall’altro perché gli appelli e le richieste di chi si oppone non trovano molta eco nelle autorità.
Anche in campagna elettorale l’utero in affitto non è stato un tema particolarmente dibattuto, e quando lo è stato ha subìto ciò che avviene con quasi tutti gli argomenti “sensibili”, finendo per diventare una guerra di schieramenti.

Serve una legge certa che vieti il ricorso all’utero in affitto, anche recandosi all’estero

Una realtà piuttosto certa, però, sull’argomento c’è, ed è la mancanza di una regolamentazione, tanto in una senso quanto nell’altro.
Come si diceva, in realtà, come riporta Avvenire, esiste un gruppo di 22 giuristi che sta lavorando a una proposta per il “riconoscimento legale delle filiazione”. Il quotidiano della CEI sottolinea come ci sia il tentativo di bypassare le legislazioni nazionali sovrane, nonostante in almeno 75 Paesi su 85 facenti parte della Conferenza dell’Aja sul Diritto Internazionale privato sia previsto un divieto alle pratiche di Gestazioni per altri.
Il concetto alla base di questo lavoro è che se, di fatto, la pratica esiste, allora è bene normarla. A nulla sono valsi, finora, i tanti appelli che arrivano anche da associazioni femministe di tutto il mondo e, ancor più significativo, il documento sottoscritto da 1300 firme dell’Associazione dei nati da donatori e da utero in affitto, che denuncia di non essere mai stata consultata sulla questione e chiede l’abolizione universale di tale pratica.

Utero in affitto: in duro colpo anche contro l’adozione internazionale

Ed è esattamente questa la richiesta a cui si allinea Ai.Bi., che chiede, sì, di colmare il vuoto normativo esistente, ma di farlo con una legge che vieti lo sfruttamento della maternità e tuteli i minori. Una proposta in tal senso è già stata inviata ai leader politici dalla rete “Polis pro persona”, che raduna circa 70 firme d’ispirazione cattolica. Nel mirino, in particolare, c’è una sentenza della Cassazione che dice che “va trascritta all’anagrafe italiana l’adozione di un bimbo nato da maternità surrogata riconosciuta in un altro stato”. Non esistendo una norma che vieta di ricorrere alla pratica dell’utero in affitto al di fuori dei confini nazionali, la conseguenza potrebbe essere quella che “nessun sindaco si opporrebbe più alla iscrizione anagrafica del bambino ottenuto all’estero da maternità surrogata”.
Un duro colpo anche per l’adozione internazionale e per tutti quei sistemi di tutela e di controllo creati proprio per cercare di garantire al minore la miglior famiglia possibile che lo accolga.