Aurelio Mancini. Le parole chiave dell’accoglienza dei minori in difficoltà familiare: sostegno alla famiglia di origine, coinvolgimento del privato sociale, la temporaneità dell’affido

Nell’ambito dell’incontro “Il collasso economico del Sistema di Accoglienza: Affido contro Comunità. Ipotesi di lavoro e di gestione” che si è tenuto il 20 Dicembre a Milano presso il Palazzo Giureconsulti, dove Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini ha presentato il Manifesto affido per una nuova proposta di legge, ha avuto un ruolo importante l’intervento di Aurelio Mancini, Direttore Settore Servizi per i minori e per le famiglie del Comune di Milano.

Quest’ultimo ha evidenziato il punto di vista della Pubblica Amministrazione, che è stata chiamata in causa più volte all’interno della discussione, dichiarando che “a Milano si seguono all’incirca 16000 minori inseriti in 9500 nuclei familiari. (dati 2011)”. “Attualmente” – continua Mancini – “stiamo seguendo 1300 minori che sono collocati in comunità educative ( di cui il 50% sono stranieri non accompagnati), 236 famiglie affidatarie e 13 case famiglia. (purtroppo nessuna di queste è nella città di Milano)

Non è un dato da sottovalutare considerando che in tutt’Italia il 22% sono minori stranieri e solo il 4% quelli non accompagnati. Quindi a Milano, in base ai dati nazionali, si concentra forse la più alta percentuale di minori stranieri non accompagnati (circa 600) e sono ragazzi dai 16 anni in su che arrivano con percorsi ed obiettivi ben definiti.

Mancini spiega che “non solo la Pubblica Amministrazione svolge un servizio fondamentale ma ci sono anche altri attori come il Tribunale dei Minorenni e le ASL che entrano in gioco” evidenziando però una grossa mancanza di interazione tra di loro.

Ed è per questo che ha introdotto il concetto di coprogettazione, modalità fondamentale per la condivisione tra i vari soggetti coinvolti.

“Dopo 20 anni –  dice Mancini –  “finalmente abbiamo deliberato di stanziare un milione e 800mila euro a sostegno dell’affido (dal 2013 al 2015) chiedendo un maggior intervento del privato sociale. Approvata il 10 ottobre dal comune di Milano, questa delibera, oltre ad avere un significato politico, contiene anche tutta una serie di parole chiavi che delineano da una parte che cosa intende Milano per affido e dall’altra quali sono gli attori che devono essere chiamati in causa e cosa fare”.

Il minore ha diritto a vivere nella propria famiglia e “il nostro lavoro è prevalentemente a sostegno alla famiglia di origine, sia per i minori italiani che per quelli stranieri”, sottolineando i concetti su cui puntare: la necessità di appoggiarsi ad una rete di interventi, la temporaneità come principio fondamentale e l’indispensabile coinvolgimento del Terzo settore.

L’intervento del direttore dei servizi per i minori e per le famiglie si è concluso con l’annuncio di un Bando, indetto dal Comune di Milano, che uscirà nei prossimi giorni per assegnare ad alcuni Enti, del privato sociale, la gestione di tutti le azioni che riguardano il progetto di affido.