Auto aiuto solidale, famiglie “in affido” ad altre famiglie

famiglieSi chiama auto aiuto solidale ed è una delle strategie applicabili per alleviare gli effetti della crisi e soprattutto della solitudine figlia della povertà. Consiste nell’affiancamento offerto da alcuni nuclei familiari ad altri in maggiori difficoltà e supplisce, dove possibile, alla latitanza di risposte pubbliche all’indigenza sempre più dilagante.

Coscienti del ruolo che la Chiesa cattolica deve avere nel ricercare sempre nuove strade per alleviare le sofferenze delle famiglie, la Caritas italiana e l’Ufficio Famiglia della Conferenza episcopale italiana hanno proposto alle diocesi un progetto formativo che incoraggi proprio l’auto aiuto solidale. In linea con questa scelta, lunedì 3 febbraio partirà a Roma il Coordinamento nazionale “Carità e famiglia”, che prevede 2 sessioni di lavoro annuale di 3 giorni a cui parteciperanno 40 Caritas diocesane. L’idea è quella di costituire una rete di famiglie che, supportandosi reciprocamente anche grazie a progetti finanziati dall’8 per 1.000, rafforzino le relazioni familiari rese sempre più fragili dall’impoverimento.

“Uno degli obiettivi – spiega Giuseppe Dardes, responsabile dell’ufficio solidarietà della Caritas italiana – è di diffondere al centro sud le esperienze di affido di tutta la famiglia per limitare l’affido esterno dei minori. Altro traguardo è favorire con il volontariato la conciliazione dei tempi familiari e lavorativi”.

Non mancano già ora esperienze positive di auto aiuto solidale. A Faenza dal 2010 un gruppo di famiglie della parrocchia di Santa Maria del Rosario in Errano condivide necessità e bisogni. I coniugi coinvolti si occupano del trasporto a scuola dei figli, della gestione dei compiti e delle attività ricreative. Recentemente hanno aderito a un progetto della Caritas diocesana per acquistare un pullmino con cui venire incontro alle necessità di altre famiglie che hanno difficoltà nel trasporto dei bambini a scuola.

Nel frattempo a Piazza Armerina, in Sicilia, sta per giungere alla conclusione un progetto diocesano di sostegno chiamato “Insieme per piantare germogli di speranza” che ha coinvolto circa 250 famiglie. Con questa attività si è cercato di valorizzare la persona accompagnandola fuori dallo stato di abbandono. “Abbiamo compiuto interventi economici  in diversi campi di emergenza – dice Fabiola Pellizzone, tutor del progetto – senza fare solo assistenza. I casi più gravi erano rappresentati da famiglie giovani rientrate nel nucleo originario perché sfrattate e non più autosufficienti. È stato positivo per aiutarle sia l’approccio in rete con associazioni e comuni sia l’accompagnamento educativo di altre famiglie, ad esempio nella gestione dei figli e dei budget”.

 

 

Fonte: Avvenire