Bagnasco (Cei): “Perché la politica fatica a realizzare interventi a favore della famiglia?”

bagnascoContro la piaga della povertà, la Chiesa si schiera in prima linea al fianco delle famiglie. Lo fa attraverso la voce del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che lunedì 23 gennaio ha aperto a Roma il Consiglio permanente della Cei.

Nel suo discorso, il cardinale Bagnasco  critica in particolare l’inefficienza e l’inerzia della politica nel sostenere i cittadini nella lotta al disagio che, soprattutto negli ultimi 10 anni, è aumentato vertiginosamente. Dal 2007, infatti, il numero delle persone in povertà assoluta nel nostro Paese è aumentato del 155%, arrivando a 4,6 milioni. Numeri dietro ai quali, sottolinea il presidente della Cei, “ci sono i volti e le storie di migliaia di famiglie”, che nelle diocesi, nelle parrocchie, nei centri d’ascolto, nelle associazioni e nelle confraternite hanno trovato “una prima risposta – in termini di beni e servizi materiali, di sussidi e di alloggio, e spesso anche una presa in carico progettuale”.

Al centro della prolusione del cardinale Bagnasco c’è quindi la volontà di segnalare le “ferite aperte” e di indicare possibili soluzioni legislative.

“Stentiamo a capire – denuncia il presidente della Cei – come mai tutti i provvedimenti a favore della famiglia facciano così tanta fatica a essere realmente presi in carico e portati a effettivo compimento.

Per porre un freno alla deriva nel vortice della povertà, Bagnasco indica due strade. “Bisogna prestare la massima attenzione alla legge delega di introduzione del reddito d’inclusione e – aggiunge – alla predisposizione del Piano nazionale contro la povertà.

Nella crisi che ha colpito le famiglie, le vittime più fragili sono soprattutto i giovani. Quei giovani che, secondo il presidente della Cei, hanno bisogno di attenzione e risposte vere alle proprie necessità. Non a caso, ricorda Bagnasco, papa Francesco ha scelto di dedicare proprio alle fasce più giovani il prossimo Sinodo dei vescovi. “Accanto a loro, per loro e con loro – spiega – intendiamo testimoniare ragioni di vita, affascinandoli alla fede in Gesù e a cercare risposte alle domande più profonde del cuore, quelle che la cultura dominante vorrebbe distrarre o liquidare con l’offerta di strade menzognere”.

Ma la Chiesa non dimentica il dramma dei migranti. In questa prospettiva, ricorda Bagnasco, “diventa importante sia il riconoscimento della cittadinanza ai minori che hanno conseguito il primo ciclo scolastico, sia la possibilità di affidare i minori non accompagnati a case famiglia: le centinaia di esperienze promosse nelle nostre parrocchie costituiscono una conferma circa la direzione su cui andare”.

 

Fonti: Avvenire, Il Sole 24 Ore