Balestrucci (Friuli V.G.) e Malaguti (Emilia Romagna): “Sostegno alla genitorialità e qualità dei servizi per far rinascere la voglia di accoglienza”

balestrucciLa crisi dell’adozione internazionale non risparmia le regioni tradizionalmente più benestanti. Ne sono un esempio il Friuli Venezia Giulia e l’Emilia Romagna, dove le istituzioni regionali si sono comunque impegnate in un’attenta analisi del fenomeno e nella ricerca di misure di sostegno alla genitorialità. Un bilancio della situazione attuale dei due territori è stato presentato mercoledì 26 agosto a Gabicce Mare, nel corso del convegno “Adozione internazionale in cerca di futuro. La scelta politica dell’accoglienza” organizzato da Amici dei Bambini, da Fiorella Balestrucci e Monica Malaguti.

La prima – rappresentante della Direzione centrale salute, integrazione socio-sanitaria, politiche sociali e famiglia del Friuli Venezia Giulia – evidenzia come in pochi anni nella sua regione il numero di adozioni sia crollato del 50%. Delle 50 realizzate nel 2014, solo 34 sono internazionali e le altre 16 nazionali. Tra le motivazioni che spiegano questo crollo, la più “gettonata” è sicuramente l’impossibilità per molte coppie di reggere i costi che un procedimento adottivo comporta. “La crisi economica ha aggravato i problemi della genitorialità in generale e non solo nel campo delle adozioni – spiega Balestrucci -. E ciò si riflette in un aumento dei ricorsi ai consultori, alle aziende per l’assistenza sanitaria, agli ambiti socio-assistenziali”. Tra le iniziative della Regione per arginare la crisi dell’accoglienza adottiva c’è ora la predisposizione di un nuovo protocollo operativo che regolamenti l’adozione sia nazionale che internazionale. Una misura che si andrebbe ad affiancare alle altre già attivate nel quadro del sostegno alla genitorialità. Balestrucci ricorda la Carta Famiglia a beneficio dei nuclei residenti nella Regione da almeno 2 anni e con minimo un figlio, e i contributi per l’affido familiare e l’adozione.

Per molti versi simile il discorso di Monica Malaguti, del Servizio politiche familiari, infanzia e adolescenza dell’Emilia Romagna. Qui il calo delle adozioni ha seguito l’andamento nazionale, facendo registrare un -35% in pochi anni. In particolare dal 2012 in poi, anno dal quale la leggera flessione del periodo precedente si è trasformato in un vero declino. Fenomeno, questo, che si accompagna a un analogo calo della natalità biologica, anch’esso in linea con quanto avviene a livello nazionale.

“Ciò che allarma particolarmente – sottolinea Malaguti – è la forbice che si è creata tra adozioni e ricorso alla procreazione medicalmente assistita. Nel 2003 i minori adottati e quelli nati attraverso metodi artificiali erano entrambi circa 300. Nel 2013, gli adottati sono scesi a meno di 200, mentre quelli venuti al mondo con la procreazione medicalmente assistita sono saliti a 900”. Due le cause principali dell’evidente allontanamento delle coppie dal mondo dell’adozione. Non tanto motivi economici, quanto piuttosto un accompagnamento troppo limitato nel post-adozione e soprattutto un giudizio spesso negativo sulla qualità dei servizi offerti. Un’indagine del 2012, infatti, rivela che un quarto delle coppie adottive della regione (25%) si è dichiarato insoddisfatto. Un’ulteriore dimostrazione di come la cultura dell’accompagnamento debba essere alla base della rinascita dell’adozione internazionale.