“Basta neonati in cella”, al via le case famiglia

bambini-carceri“Bisogna arrivare alla fine dell’anno azzerando il numero dei bambini che stanno in carcere con le madri detenute: è una vergogna da superare, che va contro il senso di umanità e contro la legge. Farlo è un imperativo morale da realizzare in breve tempo perché è giusto, ed è profondamente ingiusto che avvenga il contrario”. E’ deciso e determinato il ministro della Giustizia Andrea Orlando che ieri (22 luglio), nel penitenziario di Rebibbia, davanti a otto mamme incarcerate con i loro figli ha promesso “la fine di questa vergogna contro il senso di umanità”.

“Non possiamo privare un bambino della libertà – ha aggiunto –, è innocente ma allo stesso tempo ha diritto di vedere sua madre”.

Il ministro si è posto “precisi obiettivi da realizzare prima possibile: il primo è la fine della detenzione per questi piccoli, il secondo è quello di rivedere le modalità con cui avvengono i colloqui tra genitori e figli. Abbiamo firmato un protocollo d’intesa con l’associazione “Bambini senza sbarre” e con il Garante per l’Infanzia per ridefinire l’accoglienza in carcere”.

Dei 34 bambini costretti a vivere dietro le sbarre, 19 sono in reparti ordinari delle carceri simili a quello di Rebibbia, altri 15 vivono negli Icam, istituti a custodia attenuata per detenute madri, di Milano, Torino e Venezia. Si tratta di strutture detentive più leggere, istituite in via sperimentale nel 2006 per permettere alle carcerate che non possono beneficiare di misure alternative di tenere con se ‘i figli.

Nonostante abbiano un aspetto più accogliente, sono delle carceri a tutti gli effetti. Nelle case famiglia “disegnate” dalla legge in vigore dal 1° gennaio 2014 e da allora inattuata, le donne potranno vivere normalmente, libere di uscire per accompagnare a scuola i bambini. Oltre a quelle con figli neonati, potranno accedervi anche le numerose detenute con figli fino a 10 anni. Una rivoluzione, forse piccola, che però può essere un segnale per annunciare una svolta più umana nel sistema penitenziario.

“Un altro obiettivo è quello di avviare una campagna – ha precisato il ministro – contro le patologie tipiche del carcere per evitare di intervenire dopo”.

Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato e uno dei più convinti sostenitori della causa, e ha avviato da tempo una campagna per interrompere la ‘follia’ dei neonati dietro le sbarre, e ha annunciato l’imminente apertura della prima Casa famiglia protetta a Roma.

In questa struttura le donne potranno trascorrere la detenzione domiciliare portando con sé i bambini fino a 10 anni. Non ci sono sbarre, le madri vivono in appartamenti e i loro piccoli sono inseriti nel tessuto della città. Ma, nonostante la legge sia entrata in vigore il primo gennaio del 2014, fino ad oggi non era stata aperta nessuna Case famiglie protette. D’accordo anche la presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato Anna Finocchiaro che nel 2001 ha approvato la prima legge che consentiva alle mamme di usufruire di misure alternative al carcere. “Abbiamo rotto un tabù: quello che vedeva il bambino colpevole solo perché figlio di una detenuta. Adesso dobbiamo puntare sulle Case famiglia protette: è l’unica soluzione possibile”

Fonte: cronache del garantista