Belgio, primo caso di eutanasia su un minore. La morte di un ragazzo malato terminale dà il via a una nuova strage degli innocenti

eutanasiaUna volontà, un consenso, il via libera e la cosa è fatta. Sembra tutto molto semplice, meccanico, secondo procedure stabilite dalla legge. Solo che in questo caso c’era in ballo una giovane vita umana. In Belgio è stato portato a termine il primo caso al mondo di eutanasia su un minore secondo le normative approvate dal Parlamento di Bruxelles. Il protagonista della drammatica vicenda è un ragazzo di 17 anni, malato terminale, che aveva espresso la volontà di accelerare la sua fine. I genitori hanno dato il proprio consenso e i medici gli hanno praticato l’iniezione letale.

In Belgio la legge sull’eutanasia fu riformata nel 2014 per includere l’accesso alla pratica anche agli under 18, purché siano informati e consenzienti e la loro decisione sia accompagnata dal placet dei genitori e del medico curante. Nello specifico, le normative prevedono che possa chiedere l’eutanasia il minore afflitto da una “sofferenza fisica insopportabile” e per il quale “la morte a breve termine” sia “inevitabile”.

La vicenda viene commentata così da Wim Distelmans, presidente della Commissione federale sul controllo e la valutazione dell’eutanasia: “Esistono pochi casi di questo tipo, ma ciò non significa che abbiamo il diritto di negare il diritto a una morte dignitosa”. Quel “pochi casi” è un segno evidente di sottovalutazione della deriva a cui questo caso potrebbe dare il via. Esiste una teoria, detta “teorema del piano inclinato”, secondo cui, una volta imboccata una strada, convinti di dover procedere solo in “pochi casi”, non ci si ferma più. Il caso dell’eutanasia praticata al 17enne per decisione dei genitori e con il consenso dello Stato dimostra che la strada del “piano inclinato” è ormai pericolosamente intrapresa. “Quando una legge arriva a questo è il segnale che un’intera società sta fallendo”, ha commentato Mario Marazziti, presidente della commissione Affari Sociali della Camera.

Numerose le prese di posizione in Italia su quanto accaduto in Belgio. “La vita è sacra e deve essere accolta sempre, anche quando questo richiede un grande impegno”, dice Sua Eminenza cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Gli fa eco Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la Vita, secondo cui “il pendio scivoloso sul quale da tempo il Belgio si è incamminato sui temi del fine vita rompe oggi un altro tabù”. Di “maschera di un atto di volontà libero” parla Albergo Gambino, presidente dell’associazione Scienza&Vita. In questo modo, dice Gambino, “il diritto all’eutanasia del bambino altro non significa che attribuire a un adulto il potere di vita e di morte su un minore”. Netta condanna anche da parte della parlamentare di IDeA Eugenia Roccella, che dichiara: “Dilaga ormai la cultura dello scarto, quella che papa Francesco non si stanca mai di denunciare. Chi è gravemente malato, chi non è autosufficiente, è già stato scartato: per la nostra società un malato terminale non è più vivo”.

 

Fonte: Avvenire