Bimbo abbandonato sul treno: è giusto ricercare la madre?

incubatrice-prematuro200Il piccolo sta bene, pesa due chili e mezzo ed è stato chiamato Carmine: in questo lieto fine c’è l’unica nota positiva in una storia di abbandono che, come tutte le altre, lascia sbigottiti e desta tanti interrogativi. Il piccolo Carmine infatti, suo malgrado, è salito agli onori della cronaca per essere stato abbandonato e ritrovato dentro un sacchetto della spesa, in uno dei vagoni della Circumvesuviana nella stazione di Baiano, in provincia di Avellino, domenica 16 marzo.

A lasciare perplessi, oltre al tremendo (e disperato?) gesto di un genitore capace di abbandonare il proprio figlio, è l’accanimento delle forze dell’ordine nel voler rintracciare a tutti i costi la madre. Già si parla, infatti, di indagini a tutto campo, con tanto di analisi dei filmati sulle telecamere di sorveglianza.

Che senso ha – viene da chiedersi – impegnare tutte queste risorse per restituire il piccolo a chi, di lui, ha dato evidente prova di non volersi curare? Le ragioni di una scelta tanto estrema potrebbero essere le più disparate, ma approfondirle, in casi come questo, non cambia il risultato finale: c’è un infante solo al mondo, che ha bisogno di essere accolto in una famiglia. E al più presto.

Era piccolissimo, di carnagione scura, sembrava rom”, ha raccontato uno dei ferrovieri che l’ha trovato. Come lui, in passato, ce ne sono stati tanti altri: quello del bambino nel cassonetto è diventato un triste classico, tanto per fare un esempio. Il fatto è che, purtroppo, Carmine non sarà certo l’ultimo bambino ad essere abbandonato su questa terra. Da qui, semmai, la necessità di impegnare tutte le risorse a disposizione nella direzione di garantire un futuro il più possibile sereno a questi poveri e disgraziati “figli di nessuno”, affinché qualcuno si prenda cura di loro.

Ebbene, forse non tutti lo sanno, ma il corrispettivo moderno della “Ruota degli Esposti” esiste, e si chiama “culla termica”. Un luogo accogliente, dove coloro che hanno intenzione di “liberarsi” del proprio figlio possono farlo, oggi, senza ricorrere a gesti estremi, ma semplicemente deponendo il piccolo in un apposito spazio dotato di tecnologie all’avanguardia; una sorta di incubatrice capace di mantenere le condizioni ideali per la sua sopravvivenza e in grado di attivare, tramite appositi allarmi, l’assistenza del caso.

Amici dei Bambini ne sta realizzando una proprio in questo periodo, secondo i più recenti accorgimenti e le più moderne tecnologie: verrà ubicata in un luogo assolutamente discreto e appartato e permetterà di attivare un’accoglienza di emergenza per casi. Si colloca nel contesto del progetto Family House, la prima “casa” europea dedicata all’accoglienza familiare di chi vive una situazione di abbandono, per la quale sono stati raccolti fino a oggi circa 70.000 Euro, sul milione e 200mila richiesti.

Si spera che, quando anche questo progetto sarà ultimato, tutti quei bambini che, come Carmine, devono già subire l’atroce ingiustizia dell’abbandono, potranno quanto meno trovare, al posto di un bidone della spazzatura o del sottosedile di un vagone, una luogo più confortevole da cui ripartire per trovare il proprio posto nel mondo.

  [poll id=”60″]

 

(Fonte: Il Mattino)