Bolivia: 15 mila bambini “rubati” nel 2010

A Potosì, in Bolivia, la vita di un bambino vale meno di sette dollari. Tanto offrono i trafficanti ai genitori in cambio dei piccoli, da rivendere nel mercato internazionale della tratta di esseri umani. Dove un bimbo vale anche 200 mila dollari. Le Ong e la Pastorale per la mobilità umana della Chiesa boliviana lo denunciano da tempo.

Ora, però, le cifre dell’orrore sono scritte nere su bianco in un rapporto del Difensore del popolo, organo ufficiale per la tutela dei diritti umani. Che, dopo una serie di incontri con gli attivisti, è arrivato a un’agghiacciante conclusione: nel 2010, almeno 15mila minori hanno attraversato la frontiera con l’Argentina, in compagnia di estranei e senza i genitori ma con una loro autorizzazione, vera o presunta, scritta.

Di loro non si è saputo più nulla: sono stati ingoiati in un buco nero da cui nessuno ha più fatto ritorno. “Abbiamo ragione di credere che questi piccoli finiscono nella rete dello sfruttamento sessuale o della schiavitù domestica”, ha affermato il Difensore del Popolo, Rolando Villena.

La maggior parte dei piccoli viene venduta in postriboli o reti di pedofili della vicina Argentina o nelle nazioni caraibiche, dove diventano un’attrattiva potente per i turisti del sesso.

Alcuni, però, riescono ad arrivare fino all’Europa o alla lontana Russia.

“Nessuno si prende la briga di denunciare quest’esodo, aggiunge Villena. Lo Stato non ha politiche adeguate per prevenirlo”.

In assenza di freni legislativi, la tratta aumenta: di un 26 per cento negli ultimi due anni, secondo la polizia. Il governo ha chiesto un’indagine approfondita sul fenomeno. E ha promesso di sostenere l’approvazione di una legge specifica contro la tratta, che dovrebbe essere presentata in Parlamento ai primi di agosto.

(Fonte: Avvenire 15/7/2011)