Bolivia. Ogni giorno 3 adolescenti su 10 restano incinte: il 27% abortisce, le altre abbandonano i loro figli

gravidanze precoci

I dati sono allarmanti. Non si possono che definire così i risultati emersi da uno studio condotto dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) sulle gravidanze precoci in Bolivia. Un fenomeno che ha dimensioni drammatiche. Ogni giorno, infatti, nel Paese sudamericano, si registrano 246 gravidanze in età adolescenziale.  Ciò vuol dire che, quotidianamente, in media 3 ragazzine su 10 restano incinte, per un totale di più di 90mila all’anno.

Nella maggior parte dei casi queste giovanissime provengono da situazioni di estremo degrado sociale e il loro futuro viene irrimediabilmente compromesso dal fatto di ritrovarsi incinte troppo presto. Basti pensare che lo studio dell’Unfpa ha rivelato la presenza di gravidanze anche in bambine di 10 anni.

Come è facilmente prevedibile, tra le gestanti di questa fascia di età, l’aborto è una pratica molto diffusa. Si è calcolato infatti che il 27% delle gravidanze che interessano le ragazzine viene interrotto. E nel 10% dei casi si tratta di aborti spontanei. Inoltre, come spiega la rappresentante dell’Unfpa Ana Angarita, “il loro corpo non è pronto a dare alla luce un figlio: le gravidanze adolescenziali  hanno spesso complicazioni al momento del parto ed è in pericolo la vita stessa di queste adolescenti”.

Si aggiunga il fatto che le giovanissime spesso sono costrette a portare avanti la gestazione in situazioni drammatiche: nella maggior parte in solitudine, perché sono state abbandonate dai loro partner e talvolta non hanno più neppure il sostegno delle loro famiglie. Molto spesso, quindi, i bambini che verranno al mondo saranno figli di madri abbandonate.

Anche il futuro si presenta oscuro, sia per le giovani madri che per i loro figli. La gravidanza indesiderata in genere accelera drasticamente il passaggio all’età adulta e, quasi sempre, costringe queste ragazze ad abbandonare i loro progetti di vita. Prive di una valida formazione, quindi, devono ripiegare su professioni scadenti, così come i loro partner, che si trovano a dover iniziare a lavorare molto presto per poter mantenere il neonato.

Tutto ciò, secondo il ministro della Salute, è dovuto a una grave mancanza di informazioni sulla sessualità. Per questo, il governo boliviano ha recentemente lanciato una campagna di prevenzione delle gravidanze indesiderate chiamata “Vivere la mia sessualità in modo responsabile”. Un progetto annunciato dal ministro della Salute Ariana Campero e mirato a informare le giovanissime sui diritti sessuali utilizzando i media più moderni: su  tutti, i social network, Facebook, Youtube e Instagram. La campagna – predisposta dai ministeri della Pubblica Istruzione, della Salute, della Giustizia e del Lavoro – ha potuto contare fino a oggi di investimenti pari a circa 300mila di bolivares.

 

Fonte: Pagina Siete