Bolzano. Al fondo dell’umanità: Lara, cancellata dalla foto di classe

download“Integrazione”, spesso, resta solo una bella parola con cui riempirsi la bocca durante convegni e dibattiti. Lo testimonia la storia di Lara, la 17enne del Trentino Alto Adige, disabile, esclusa dalla foto di classe.

A raccontare l’accaduto con parole di sdegno è stata la madre della ragazza, Daniela Plezzer, che ha inviato una lettera al giornale regionale Alto Adige.

Sono rimasta indignata e mortificata, perché nella foto della terza classe, Lara non c’erascrive la mamma -: ho chiesto spiegazioni al preside che con molta superficialità mi ha risposto che probabilmente quel giorno mia figlia non era presente in classe. La verità è che nel percorso scolastico, fatto finora da mia figlia, la famosa integrazione non c’è mai stata”.

Rabbia e speranza trapelano nelle frasi di Daniela, che da 17 anni combatte insieme a suo marito, affinché la loro figlia possa sempre essere inserita negli ambienti sociali, convivendo e accettando le sue difficoltà motorie e cognitive. “Dopo le medie, abbiamo deciso di iscriverla in un istituto ad indirizzo professionale, scegliendo una scuola di piccole dimensioni nell’illusione che fosse più accogliente – spiega “nero su bianco” Daniela Plezzer – : durante il consiglio di classe del primo anno, ci siamo accordati con la scuola su quali cose fare con Lara, tra queste c’erano appunto l’integrazione e l’autonomia”.

Un’accoglienza che però Lara, ragazza tranquilla e affettuosa, nei tre anni di scuola superiore non ha mai ricevuto. Il perché i genitori di Lara l’hanno chiesto al preside e al corpo docenti: “Risposta: nostra figlia non poteva fermarsi in classe perché gli insegnanti non se la sentivano e comunque si sarebbe annoiata– continua a scrivere Daniela -. Ma la migliore scusa è stata che i compagni erano in un’età difficile e non sarebbero riusciti a comportarsi in modo tale da stare assieme a lei”. Di fatto, quando l’insegnante di sostegno non c’è, la sua giornata scolastica finisce. Anche lo stage non va meglio: il gruppo rimane invariato, con i disabili da una parte e i “normali” dall’altra.

Il sistema scolastico individua metodi e strategia di inserimento degli alunni più fragili e bisognosi di affetto. Teoria e poca pratica, dunque.

Forse, mi dico, gli insegnanti avrebbero potuto insegnare a questi ragazzi un po’ di umanità e senso civico – afferma Daniela -. A fine scuola mia figlia è stata male e per più giorni mi ha chiesto sempre la stessa cosa: ‘Mamma, non devo più tornare lì, vero?’”. “Troppi ragazzi come mia figlia – conclude la mamma di Lara – sono messi in disparte e ciò non è né giusto né corretto”.

Fonte: Huffington post