Bonus mamme. Detrazione fino a 20mila euro per le madri lavoratrici

Ipotesi in manovra: sostituire le detrazioni individuali con uno sconto fiscale crescente a seconda del numero di figli. Un nuovo quoziente familiare che premia la natalità e incentiva il lavoro femminile

Per contrastare la crisi demografica, il governo italiano sta valutando una super-detrazione fiscale destinata alle madri lavoratrici. Al momento si tratta solo di una ipotesi, ancora in fase embrionale, che potrebbe essere poi inserita nella Legge di Bilancio del prossimo anno.
L’idea è quella di introdurre una maxi-agevolazione che partirebbe da 2.500 euro per il primo figlio, arrivando fino a 20mila euro per chi ha quattro figli.
L’obiettivo? Invertire il trend negativo della natalità e sostenere concretamente l’occupazione femminile.
Il progetto, allo studio del MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze), punta a sostituire le attuali detrazioni individuali con un sistema basato sulla composizione del nucleo familiare. Una sorta di possibile nuovo modello di quoziente familiare, in grado di premiare la genitorialità attiva. La misura, anticipata da Il Messaggero e confermata dal Tesoro, risponderebbe anche alla richiesta del ministro Giorgetti di incentivare il lavoro delle donne con figli attraverso “specifiche detrazioni”.

Il valore del bonus

Secondo lo schema, solo le madri lavoratrici ne beneficerebbero direttamente, salvo casi di incapienza, nei quali la detrazione potrebbe essere trasferita parzialmente al padre. Dopo il primo figlio (2.500 euro), il bonus salirebbe a 7.500 euro per il secondo, 12.500 per il terzo e fino a 17.500 per il quarto, con una media di 5mila euro a figlio. Un intervento strutturale che andrebbe a sostituire i bonus attuali, come quello per le mamme con due figli in scadenza a fine 2024.

Le reazioni

Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari, parla di “segnale incoraggiante” e apre al confronto. Mentre Marco Osnato (FdI) sottolinea: «Lo sforzo per trovare le risorse sarà notevole, ma se non invertiamo la rotta sarà difficile anche pagare le pensioni». E il futuro del Paese passa proprio da qui.