Brasile, dove andranno le famiglie che vorranno adottare in Bahia?

brasileGiorni contati per il Consolato italiano a Recife, nello stato brasiliano di Pernambuco. La notizia è stata rivelata recentemente da Walter Petruzziello, rappresentante per il Brasile del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. La decisione di chiudere il Consolato di Recife, presa dal governo italiano, non è ancora definitiva e teoricamente potrebbe essere ritirata, ma si tratta di un’eventualità molto poco probabile. Se dovesse essere confermata, creerebbe non pochi problemi a una fetta importante della comunità italiana che vive in Brasile, la più grande al mondo, e avrebbe conseguenze anche nell’ambito delle adozioni. Sarebbe necessario stabilire infatti a quale consolato italiano nel Paese sudamericano dovranno rivolgersi le famiglie che intendono adottare in uno dei 9 Stati del nord-est del Brasile che, attualmente, sono sotto la giurisdizione di quello di Recife (oltre al Pernambuco, anche Alagoas, Bahia, Ceará, Maranhão, Paraíba, Piauí, Rio Grande do Norte e Sergipe).

Petruzziello ha promesso battaglia, denunciando il fatto che né l’Ambasciata italiana a Brasilia né lo stesso Consolato di Recife sarebbero stati informati della chiusura di quest’ultimo. “Lotterò con tutte le forze” affinché si eviti che questo accada, ha assicurato Petruzziello, che confida anche in qualche reazione da parte dei parlamentari italiani eletti all’estero.

Analoghi provvedimenti di chiusura, previsti dal governo italiano, riguarderanno anche altri uffici diplomatici e della cultura italiana in Sud America: quelli di Maracaibo (Venezuela), Moron e Lomas de Zamora (Argentina) e Montevideo (Uruguay), con quest’ultimo che verrà trasformato in Cancelleria Consolare.  Stessa sorte subiranno anche numerosi uffici consolari italiani in Europa, Nord e Centro America e Nord Africa.

Nel solo mese di settembre 2013, il governo italiano ha annunciato la chiusura di 14 uffici consolari e l’apertura di altri 3 ad Ashgabat (Turkmenistan), Chongqing (Cina) e Ho Chi Min-Saigon (Vietnam).

 

Fonte: Insieme