Brasile. Griffini (Ai.Bi.): “Siamo noi genitori adottivi che dobbiamo lottare per il diritto di ogni bambino ad una famiglia: non aspettiamoci aiuti dalle istituzioni!”

brasile bimbo_porta_grande 400 286L’esperienza di Amici dei Bambini nella lotta all’abbandono fa scuola anche in Brasile. Il presidente Marco Griffini è intervenuto nella XX edizione dell’ENAPA, acronimo che in portoghese sta per Incontro Nazionale dei Gruppi di Sostegno all’ Adozione. Una vera e propria adunata degli Stati generali dell’ adozione brasiliana a cui hanno partecipato decine e decine di associazioni di genitori adottivi, gruppi di appoggio provenienti dai 23 Stati della federazione. Il seminario, svoltosi a Belo Horizonte, ha visto la partecipazione di un migliaio di persone.

Da Griffini, padre adottivo di tre figli ormai adulti e fondatore di Ai.Bi., è arrivato alla platea l’invito a non chiudere gli occhi rispetto al dolore dei bambini abbandonati, e a lottare quotidianamente per il diritto di ogni bambino o adolescente ad avere una famiglia. Commenta Griffini:  “Di abbandono si muore ovunque, anche in un Paese come l’Italia”. Dove ci sono 15mila minori in comunità educative, e 1500 bambini dichiarati adottabili rischiano di diventare adulti senza avere una famiglia. A dispetto di quanto prevede la legge, in Italia manca una banca dati che permetta di incrociare le disponibilità degli aspiranti genitori adottivi con le schede dei minori adottabili.

E le cose non vanno certo meglio sul fronte dell’adozione internazionale. Da un anno e mezzo stiamo assistendo a uno sfascio completo di tutto il lavoro realizzato nei 15 anni precedenti dalla Cai e dagli enti autorizzati. O le famiglie  italiane, invece di piangersi addosso, decidono di sostenere chi vuole salvare l’adozione internazionale, in primis ripristinando le condizioni di legalità della Cai o rinuncino all’idea di adottare. Di qui l’appello di Griffini: “Non serve lamentarsi, è tempo di lottare, perché i bambini abbandonati hanno bisogno di genitori adottivi coraggiosi, capaci di difendere da subito per il loro futuro”.

Il seminario ha messo a fuoco la situazione del Paese sudamericano. I partecipanti si sono riuniti in sette gruppi di lavoro per discutere argomenti come il diritto di famiglia, l’adozione internazionale, la preferenza per la famiglia biologica, le misure di protezione per l’infanzia, gli elenchi nazionali di bambini adottabili e aspiranti genitori adottivi, e infine l’accoglienza e l’adozione consensuale.

Tra le tematiche affrontate anche quello del tempo, sia cronologico sia quello percepito. Un giorno in un istituto dura un tempo infinito. Figurarsi un anno. E non si tratta solo di tempo percepito. Passare mesi o peggio anni senza una famiglia, condiziona a vita l’esistenza di un bambino.

Per questo da Belo Horizonte è arrivata la raccomandazione di mantenere attive infrastrutture pubbliche in grado di consentire alla magistratura di agire con la necessaria rapidità consentendo ai minori in stato di abbandono di trovare una famiglia. Naturalmente nel rispetto del diritto a vivere laddove possibile con la propria famiglia biologica. Tuttavia quando il processo di reinserimento familiare diventa un’utopia, occorre operare per ridurre al minimo il limbo di una vita senza mamma e papà.

Per i bimbi brasiliani l’ideale sarebbe trovare famiglie di connazionali disposte ad accoglierli, ma molte coppie brasiliane privilegiano le bambine piccole o piccolissime, preferibilmente di carnagione chiara. Ciò fa sì che i bimbi grandicelli, i gruppi di fratelli, o i minori difficili possono aspirare a diventare figli solo attraverso lo strumento dell’adozione internazionale.

Nessuno nega che all’inizio la coesistenza con genitori adottivi che magari parlano anche un’altra lingua possa essere difficile, soprattutto perché i bimbi manifestano in maniera molto personale le proprie paure e le proprie emozioni. Ma con la pazienza e l’amore necessari le storie di adozione diventano storie di felicità condivisa. Bella la testimonianza arrivata (attraverso un video) da una giovane coppia di Bolzano, che nel 2013 ha adottato due fratellini, allora di dieci e otto anni.