BAMBINIxLAPACE. A Carpineni, la piccola comunità ucraina è stata “adottata” dalla comunità moldava

Accogliere non è solo offrire aiuto e un posto dove stare: ma significa riconoscere l’altro nella sua identità e nel suo valore di persona. L’unico modo per ricostruire la pace e il futuro. Il bellissimo esempio di Carpineni

All’interno del progetto #BAMBINIxLAPACE, una delle strutture di accoglienza dei profughi ucraini che l’Associazione “Amici dei Bambini Moldova” sostiene con diversi servizi è il centro di Carpineni. Vi sono accolti circa 60 persone, di cui 22 bambini. Il Centro si è ormai trasformato in una piccola comunità ucraina che è stata “adottata” dalla comunità moldava, dimostratasi, fin dai primi giorni degli arrivi dei profughi, molto aperta nei loro confronti, aiutandoli ciascuno con quello che poteva. “È bastato un solo messaggio inviato sulla chat comune da parte del sindaco – – racconta Nina Secrieru, la responsabile della ludoteca del centro – e tutto il villaggio si è mobilitato in maniera incredibile per aiutare i cittadini ucraini appena arrivati. La gente portava sia cibo preparato in casa, sia vestiti e calzature o giocattoli per i bambini. Adesso, nonostante le visite siano un po’ più rare, la gente continua comunque a portare beni come, per esempio, la frutta e la verdura raccolte nei propri orti”.

Quattro mesi: tempo di bilanci per la comunità ucraina e quella moldava

Questa collaborazione e vicinanza ha avuto anche un altro esito positivo, figlio soprattutto dell’impegno del personale del centro: tutti i bambini in età scolare, che hanno beneficiato del supporto educativo offerto specialmente durante le attività nella ludoteca, sono stati promossi all’anno successivo. Ancora non è chiaro se continueranno a frequentare la scuola on-line, con gli insegnanti ucraini, come è avvenuto fino a maggio di quest’anno. Comunque, tutti i genitori sono stati rassicurati sulla possibilità di integrazione dei figli nelle scuole moldave, che sono pronte a dar loro il benvenuto ai primi di settembre.
Siccome a Carpineni sono presenti, oggi, molte persone giunte da Mykolaiv, una delle città al momento più colpite dalla guerra, le speranze di poter tornare presto nel proprio Paese sono purtroppo molto scarse, anche perché in città manca l’acqua potabile e la popolazione ha accesso all’acqua solo per due ore al giorno grazie alle taniche.
“Attraverso di loro (i profughi accolti nel centro n.d.r.) ci aggiorniamo anche noi su quello che accade nella città e sugli orrori che continuano a stroncare le vite degli ucraini rimasti nel Paese – prosegue Secrieru. È difficile trovare le parole per incoraggiare chi legge dalle notizie che non ha più una casa perché è stata bombardata, o, ancora, che viene a sapere della scomparsa di parenti e amici. È un test di forza anche per noi, che pensavamo di essere abituati alle storie dei nostri beneficiari: con una guerra di mezzo, anche noi dobbiamo imparare da capo il nostro mestiere”.

Un saluto per sentirsi accolti e riconosciuti

Ma, nonostante tutto, la vita continua e i segni di una buona integrazione nella comunità moldava dei cittadini ucraini regalano una prospettiva di speranza, portando adulti a bambini dei due Paesi a diventare vicini di casa, compagni di banco e di lavoro, amici con cui condividere la vita nel villaggio.
“L’altro giorno una signora tornata nel centro di Carpineni, dopo essere uscita per fare la spesa, ha raccontato di essere stata salutata per strada. Le abbiamo spiegato che da noi questa è un’abitudine, soprattutto nelle zone rurali, dove tutti si conoscono tra loro oppure si salutano anche solo per cortesia”.
Che sia stato per un motivo o per l’altro, il risultato è stato comunque quello di confortare la signora e di farla sentire “riconosciuta”, dopo mesi in cui a lei come a tanti suoi connazionali è stata tolta la pace e calpestata la dignità.

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