Caserta. Neonata abbandonata con il segno della croce: al via la campagna per le culle per la vita. La legge per il parto in anonimato non è più sufficiente

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Pasquale il 4 aprile, Alberto il 7 e ora Emanuela, l’11 aprile. In una settimana tre neonati sono stati abbandonati dalle loro mamme. Dal nord (Alberto nel milanese) al sud (Pasquale nel catanese) passando dal centro (Emanuela in Campania), tre donne hanno preferito avvolgere la loro creatura in una coperta e andare via. L’hanno preferito al parto in anonimato. Solo nel caso di Giarre (in provincia di Catania) la storia è andata diversamente: Pasquale è stato adagiato nella culla per la vita di una chiesa.  Un atto di grande responsabilità della mamma biologica che in questo modo ha messo in “mani” sicure il suo bambino.

Quello che invece non è accaduto ad Emanuela, nel  casertano. La bambina, nata da poche ore, è stata abbandonata sulla strada provinciale che collega Villa Literno e Castel Volturno. La piccola, avvolta in una coperta è stata lasciata nei pressi davanti a un bar : qui è stata notata da uno spazzino che ha subito chiamato la polizia. Provvidenziale l’intervento degli agenti che hanno praticato alla neonata le manovre di rianimazione. Intanto un video, registrato dalle telecamere del bar Classico di Villa Literno, mostra una donna con cappuccio in testa, lasciare la busta contenente la bambina all’interno fuori dal bar: la donna prima di allontanarsi si fa il segno della croce e poi si dilegua.

 La neonata è stata portata alla clinica Pineta Grande a Castel Volturno, sta bene e pesa 2,5 kg. Nella stessa clinica si trova da alcuni giorni un’altra bimba abbandonata dalla madre, un’italiana, poco dopo il parto. La donna, che non avrebbe problemi economici, ha sfruttato la facoltà che le dà la legge e non rischia quindi alcuna denuncia. “Abbiamo informato il tribunale per i minorenni per entrambe le situazioni – dice il direttore sanitario della clinica, Vincenzo Schiavone – a Castel Volturno purtroppo registriamo un alto tasso, tra i maggiori d’Italia, di neonati abbandonati”.

Il caso di Emanuela, ennesimo caso di abbandono in una busta di cartone e avvolta in una coperta di lana, non può che fare riflettere sull’effettiva ed esaustiva efficacia della legge sul parto in anonimato. E’ evidente che non è una “misura” in grado da sola di arginare il fenomeno dell’abbandono: le donne non si sentono garantite al 100%, ricorrendo, così alla pratica dell’abbandono per strada.

Donne che devono essere aiutate, non perseguitate. Ma come? Incentivando la realizzazione capillare, e la conseguente sensibilizzazione e informazione, delle culle per la vita: una “soluzione” da “normare” con la sua equiparazione al parto in anonimato (per quanto riguarda per esempio la non perseguibilità dell’abbandono). La ricerca accanita di chi abbandona, infatti, ben poco risolve sul piano pratico: gli abbandoni continuano a verificarsi con grande rischio in primis dei neonati stessi.

Ecco perché invece che punire sarebbe più opportuno e funzionale impiegare risorse e uomini nella realizzazione di “luoghi” in cui le donne e i neonati possano “salutarsi” nella più assoluta sicurezza per entrambi. Le culle per la vita, per l’appunto: una presenza muta di un popolo accogliente per prevenire aborti e abbandoni.

Le culle sono 50 in Italia e presto 51 con quella della Family House di Ai.Bi., Amici dei Bambini.

E proprio Amici dei Bambini, che non si è mai tirata indietro nella cura all’abbandono, presenterà una proposta di legge ad hoc che riconosca e regolamenti la delicata tematica: salvare i neonati dal cassonetto e prevenire l’aborto. serve una  legge per normare e diffondere. Ma questa non sarà l’unica iniziativa. Data l’esigenza di una mappa nazionale che elenchi e illustri tutte le culle per la vita presenti sulla Penisola, Ai.Bi. ne realizzerà una particolareggiata con il fine di promuoverla quanto più possibile.

Questo il link del video che ritrae la donna che abbandona la neonata a Villa Literno.