Cina. Anche nel 2023 troppe poche nascite: continua la crisi della natalità

La politica del figlio unico ha lasciato il segno: meno nascite, più anziani e più uomini. Come cambia lo scenario economico e geopolitico del gigante asiatico

La Cina ha registrato nel 2023, per il secondo anno consecutivo di diminuzione della sua popolazione, che ha raggiunto 1,409 miliardi di abitanti, 2,08 milioni in meno rispetto al 2022.

La denatalità in Cina

Il calo è dovuto principalmente alla riduzione delle nascite, che sono state solo 9,2 milioni, il numero più basso dal 1961, e all’aumento dei decessi, che sono stati 11,1 milioni. Questi dati, diffusi dall’Istituto nazionale di statistica cinese, confermano la tendenza demografica negativa che il paese asiatico sta affrontando da anni e che potrebbe avere gravi conseguenze economiche e sociali.

Una popolazione sempre più anziana

La Cina ha una popolazione sempre più vecchia e sbilanciata tra i sessi. Le persone con più di 60 anni rappresentano il 21,1 per cento del totale, mentre quelle con meno di 15 anni sono solo il 16,4 per cento. Il rapporto tra maschi e femmine è di 105,1, cioè ci sono 30,97 milioni di uomini in più rispetto alle donne. Questo squilibrio è il risultato della politica del figlio unico, introdotta nel 1979 e abolita nel 2016, che ha favorito la preferenza per i figli maschi e ha portato a pratiche di selezione prenatale e aborto selettivo.
La Cina ha cercato di invertire il declino demografico permettendo alle coppie di avere due figli dal 2016 e tre figli dal 2021, ma queste misure non hanno avuto l’effetto sperato. Il tasso di fecondità, cioè il numero medio di figli per donna, è sceso a 1,09 nel 2022, molto al di sotto del livello di sostituzione di 2,1 necessario per mantenere la popolazione stabile. Molti fattori influenzano la scelta delle coppie di avere pochi o nessun figlio, tra cui il costo elevato dell’educazione, la scarsa disponibilità di asili nido, la pressione sul lavoro, la mancanza di incentivi fiscali e la disuguaglianza di genere.
La crisi demografica cinese rappresenta una sfida per il suo modello di sviluppo, basato su una forza lavoro numerosa e a basso costo. Con il calo della popolazione attiva, la Cina potrebbe avere difficoltà a sostenere la sua crescita economica, che nel 2023 è stata del 5,2 per cento, inferiore alle previsioni. Inoltre, la Cina potrebbe dover affrontare il problema del finanziamento delle pensioni e della sanità per una popolazione anziana sempre più numerosa. A differenza di altri paesi con una bassa natalità, come il Giappone o la Germania, la Cina non ha ancora raggiunto un alto livello di reddito pro capite e di welfare, e ha una politica molto restrittiva sull’immigrazione.

Il picco demografico

Secondo alcuni esperti, la Cina potrebbe raggiungere il cosiddetto “picco demografico”, cioè il punto in cui la popolazione inizia a diminuire in modo irreversibile, entro il 2027. Questo scenario potrebbe avere implicazioni geopolitiche, in quanto potrebbe ridurre il peso e l’influenza della Cina a livello globale. Per evitare questo rischio, la Cina dovrebbe adottare delle riforme strutturali che favoriscano la natalità, l’innovazione e la produttività, e che garantiscano una maggiore equità sociale e di genere.

[Fonte: il Post]