Cina. “Adozioni internazionali di gruppo? Ecco perché convengono”

foto1L’unione fa la forza e nel caso delle nostre 8 coppie in Cina mai proverbio è stato più calzante. Questi 16 genitori, chi già con esperienza chi invece alle prime armi con figli e bisogni “primari” si sentono una squadra e si comportano come tale. Perché l’adozione internazionale è anche un collante tra le varie coppie che sono consapevoli di costruire giorno dopo giorno non solo la propria “piccola” famiglia…ma quella molto più grande. Quella della Cina, quella dei genitori che hanno attraversato mezzo mondo per andare a prendere i loro bimbi…e condividere con tutte le altre mamme e papà paure, emozioni e consigli. Fosse anche “come fare passare la tosse al bambino” o chiedere a qualcuno se ha per caso un colapasta. Perché in Cina…anche questo fa “casa”.

E allora ecco il racconto di Lorenzo che parla orgogliosamente della squadra delle famiglie a Xi’An.

Care Cristina, Marta e Lisa,

sono ormai dieci giorni che sono lontano dall’Italia. Ho perso la cognizione del tempo, molte volte mi trovo a dover pensare che giorno della settimana sia poiché tutti i miei ritmi e le mie abitudini, qui, sono state stravolte.

Come quando si va in vacanza.

Per tenermi un po’ aggiornato, quando ho un ritaglio di tempo, leggo i titoli della pagina internet del Corriere della Sera.

Qualche giorno fa mi aveva colpito questo titolo: Mattarella: “Il limite italiano? Non essere capaci di fare squadra”. E senza capire di cosa parlasse, in quale contesto e in quale circostanza avesse pronunciato queste parole, tra me e me ho pensato: “Ha ragione!”

Era il 26 settembre.

Oggi sono andato a riprendere quell’articolo. Lo stralcio dell’articolo che riporta alcune frasi del discorso del Presidente, quello che ha dato origine al titolo è questo:

Un «autentico limite italiano», per Mattarella, a volte è stato il fatto che «non siamo riusciti a fare squadra presi da divisioni non di rado artificiose». «A volte abbiamo sprecato, deturpato i doni» che abbiamo ricevuto. Ma «il genio italico ha saputo crescere ed affermarsi anche in tempi di sofferenza e difficoltà, e questo deve essere motivo di orgoglio e insegnamento».

Sono convinto che abbia ragione. Anche se l’eccezione c’è sempre.

In questi giorni, prima a Xi’An e poi a Pechino, ho vissuto quell’eccezione. Se potessi inviterei qui il Presidente per verificare. Qui la squadra c’è. Ed è molto unita.

Come ormai saprete non sono un amante delle nuove tecnologie e mi sono tenuto fuori dal gruppo whatsapp “Pechino 2015” fondato dalla nostra Alessandra per tenerci in contatto fin da subito, quando la partenza era ancora lontana. E molte volte mi sono anche incavolato con Chiara che stava sempre con gli occhi e le dita su quell’affare che vorrei tanto far volare dalla finestra.

Devo dire però, che lo strumento, poiché viene utilizzato con la testa, è ottimo. E unisce molto.

Vi faccio alcuni esempi realmente accaduti in questi giorni il primo dei quali proprio inerente allo strumento da me tanto odiato.

“Mio figlio ha la tosse. Ho finito lo sciroppo, cosa faccio?”: tic, tic, tac, tic, tac, tic, tic, tac, blin! Trenta secondi, forse meno, più tardi: blin-blin, blin-blin, blin-lin, blin-blin,…………blin-blin. Cinque risposte: “Io non ho nulla”, “Porca miseria io l’ho rovesciato ieri sera e domani andrò a prenderlo, vieni con me?”, “mi spiace, non ho nulla”, “ te lo porto quando scendete per la colazione!” ………… “Stasera noi andiamo da Pizza Hut, chi viene?”

Il problema l’ho risolto in un minuto e ne ho uno nuovo che mi fa dimenticare la fastidiosa tosse di mio figlio: cosa mangerò questa sera da Pizza Hut insieme agli altri?

Qualcuno può obiettare che questa non sia squadra. Allora continuo.

Avete appena mangiato? Siete sensibili a certi argomenti? Saltate al prossimo punto allora.

La cacca  è una cosa che ci ha fatto fare squadra. Ogni volta che un bambino la fa è festa grande e si fa a gara quasi a chi ne ha fatta di più! Ci sono però i bambini che all’inizio erano un po’ più pigri, come il mio Shan. Ma noi due vecchi volponi, scottati dall’esperienza di Pietro ci eravamo attrezzati dall’Italia e avevamo  in valigia il rimedio che abbiamo subito adoperato prima ancora di sapere dalle sue tate che avesse di questi problemi. Ci è voluta qualche ora in più dei più mangioni ma è arrivata. Per altri però il ritardo iniziava a far preoccupare le neo-mamme e così ci siamo trovati a dare due o tre dritte sull’argomento ed in pochi minuti siamo diventati Mr. & Mrs. Shit. Le neo-mamme non hanno smesso per giorni di ringraziarci.

Anche questo non vi sembra sufficiente a dire che siamo una squadra? Allora continuo.

I primi giorni soprattutto, ogni volta che ci si vedeva, la domanda che ci si faceva era: “Allora, come va?”. Se un mio collega, o chiunque altro mi facesse una domanda del genere, gli rispondo, ma se me la facesse di nuovo dopo tre minuti lo manderei a quel paese per manifesta stupidità. Qui in Cina, tra di noi, invece no! Ogni volta che vedo qualcuno della squadra glielo chiedo. Non perché sono curioso, non perché voglio sapere veramente cosa nasconde dietro quello sguardo pensieroso. Lo chiedo solo per dirgli: “Oh, va che se hai bisogno, io sono qua!” Ed è per questo che glielo chiedo dieci volte al giorno, perché so benissimo che anche se ora le cose vanno bene, magari tra mezza giornata potrebbero non andare più così lisce e una mano fa sempre piacere riceverla. 

Anche questo non vi sembra sufficiente? Non è vero che siamo una squadra?

Allora perché appena entrati in appartamento a Pechino si è scatenato un uragano di blin-blin, il cui argomento era: “Qualcuno sa come funzione una piastra ad induzione che noi, uomini prestorici abbiamo ancora il gas!”. E subito dopo mano a mano che terminava l’ispezione della cucina: “Ma la lavatrice è anche asciugatrice? Che roba è un’asciugatrice che io amo stendere all’aria aperta per sentire il profumo del sole sui panni puliti?” e nel giro di un’ora nessuno aveva più problemi e sapeva usare la piastra ad induzione meglio di chi l’aveva progettata e già stava pensando a dove posizionare la nuova asciugatrice che si comprerà appena rimesso piede in Italia.

Ancora non siete soddisfatti?

E come spiegate allora il fatto che domani faremo chiedere a qualche pezzo grosso dell’albergo dalla ns. Cristina “Tuttofarenostrasalvezzamacomefaiastarepertreanniquiincina” una stanza dove poterci riunire per cenare almeno ancora una volta tutti insieme per dare fondo alle scorte di prodotti tipici italiani che ognuno di noi si è portato dall’Italia? E se non fossimo una squadra come ci verrebbe in mente di voler invitare alla cena anche il sig. Josh che ci ha così garbatamente, ma allo stesso tempo molto in difficoltà, servito la peperonata con l’ananas e il brodo di pollo la sera del nostro arrivo a Pechino?

Mi dispiace ma non avete più appigli a cui potervi aggrappare. Qui in Cina, noi siamo una squadra. Posso permettermi di perdere di vista Pietro ed Emma per qualche minuto perché so che c’è qualcuno che ci sta guardando al posto mio. Se ho un problema sono tranquillo, in mezzo minuto so che mi arriveranno cinque mani ad aiutarmi. Ho bisogno un adattatore? Un cacciavite a croce piccolo? Un marsupio? Un passeggino? C’è tutto! Ed è a disposizione di chiunque ne avesse bisogno.

Ci sono poi due colpi di genio che meritano di essere citati. Proprio per confermare le parole di Mattarella sul genio italico.

Il primo. Io e Chiara ci siamo portati dall’Italia due chili di spaghetti. Ma se hai altra pasta ce la puoi fare senza scolapasta, ma con gli spaghetti, proprio no! Ma basta chiederlo. Qualche genio italico di quelli più fini, in valigia ce lo ha cacciato uno scolapasta!

Il secondo, ancora meglio del primo. Leonardo per me ha esultato nell’aldilà quando è venuto a sapere di questa cosa. Parlo in prima persona ma in realtà il genio non sono io. Il caffè come lo facciamo noi non lo fa nessuno. L’acqua sporca piuttosto che berla o pagarla la lascio ai cinesi e allora mi porto la mia caffettiera e un bel chilo di caffè. Però arrivato in stanza mi trovo una cucina ad induzione e la mia caffettiera non funziona su quelle maledette piastre. Mi arrendo forse? Io, genio italico, mi abbasso a bere acqua sporca per quindici giorni? Ma no! Metto la pentola sulla piastra e la mia caffettiera non adatta alla piastra ad induzione all’interno della pentola e dopo pochi minuti magia…quel profumo di Italia che mi mette di buon umore invade la camera e anche le pareti che non hanno mai sentito questo odore, sorridono!

A presto.

Lorenzo