Cina. La nostra doppia adozione: un grande condottiero e una monella cronica. Il primo ha vinto la labiopalatoschisi e la seconda…si arrampica sui muri!

ferraioliVuole sapere qual è il bisogno speciale di Menghua? La ‘monelleria cronica’! Suo fratello sembra un bambino ‘finto’ tanto è buono e disciplinato, lei è scatenata, è stata uno sconvolgimento in famiglia!

Alessandra e Eleuterio Ferraioli di Bari raccontano per #iosonoundono l’avventura delle loro due adozioni, la prima conclusa nel 2012 con l’arrivo di Junqian, oggi di quasi 5 anni, la seconda nel dicembre scorso con il gioioso terremoto causato dalla piccola Menghua, che il prossimo maggio compirà 2 anni.

Una famiglia felice di entrambe le adozioni, diverse perché ogni bambino lo è ma non per l’entusiasmo e l’amore che le nutre ogni giorno. In questo l’adozione è sempre qualcosa di meraviglioso.

Ricordiamo come una vacanza la nostra prima adozione nella provincia di Yunnan, in un luogo meraviglioso a 1900 metri, vicino al Tibet – racconta Alessandra – : la città di Junqian, che in cinese significa ‘grande condottiero’, è una località turistica anche per i cinesi, costellata di montagne terrazzate, piantagioni di tè e risaie. Junqian viveva in un piccolo istituto con 20 bambini nella cosiddetta ‘città dell’eterna primavera’ per la temperatura mite tutto l’anno”.

Quando lo incontrarono per la prima volta  “aveva appena compiuto un anno: dopo l’incontro e una brevissima formalità per concludere le pratiche adottive, abbiamo avuto tutto il tempo per fare i turisti. Anche allora, Junqian era un bambino bravissimo, malgrado avesse da poco subìto il primo intervento chirurgico per la labiopalatoschisi”.

Il maschietto primogenito di casa Ferraioli aveva infatti una diagnosi di labiopalatoschisi di terzo grado: “Una volta tornati in Italia Junqian fu sottoposto a un paio di interventi chirurgici in un centro specializzato a Pisa per chiudere il palato, intervenire sulla mascella e effettuare una rinoplastica” dicono mamma e papà, che sottolineano anche con quanta pazienza loro figlio si sia sottoposto a queste operazioni e alla degenza successiva. “E’ sempre stato bravissimo a sopportare il dolore e per quanto la labiopalatoschisi richieda una certa gestione per l’alimentazione e la pulizia del naso, non abbiamo mai avuto difficoltà né il bambino ha difetti di pronuncia”.

Junqian oggi va all’asilo e già sogna il suo ingresso in prima elementare, ama giocare con i Lego e i libri illustrati; il legame con la sorellina si sta rafforzando ogni giorno che passa. “Era entusiasta di incontrare la sorella e si aspettava un immediato compagno di giochi – dice il papà – : all’inizio rimase un po’ deluso perché la bambina era piccola e non poteva quindi fare tutto quello che aveva in mente. Poi tornati a casa…. lui è sempre affettuoso ma lei lo atterra quando giocano insieme!”.

La piccola, che in base alla documentazione fornita dall’istituto avrebbe una ridotta muscolatura agli arti inferiori, in realtà “non manifesta ad oggi alcuna sintomatologia che desti preoccupazione, teniamo la situazione sotto controllo ma per ora…. lei si arrampica sui muri!”.

L’incontro a Xi’An a dicembre è andato bene: “La bambina non ha pianto, ci ha osservato e studiato per un paio di giorni, a tratti sembrava assente – racconta Eleuterio – : poi si è scatenata! E’ gioiosa ma anche irruenta, fisicamente e emotivamente: mentre il bambino può giocare da solo in tranquillità senza combinare guai, quando Menghua è da sola e in silenzio significa che sta combinando qualcosa. Quello che per Junqian è una reliquia, per lei è qualcosa che potenzialmente si può distruggere”.

Il bambino, secondo i racconti di mamma e papà, ha un atteggiamento molto riflessivo e pacato, non concepisce la violenza né è facile al capriccio e se si arrabbia quasi sempre ha una motivazione valida. “E’ un bambino il cui modo di pensare ci fa pensare a una saggezza antica, sembra un piccolo monaco tibetano, così minuto e con l’espressione così pacata! Pensi che quando eravamo in Cina lo scorso dicembre – ricorda Alessandra –  abbiamo incontrato proprio un monaco buddista tibetano che, appena ha visto Junqian, si è fermato: è come se entrambi si fossero riconosciuti e io ho potuto immaginarmi mio figlio da grande!”.

La vitalità e il temperamento esplosivo non mancano alla piccola cinesina che, con il suo arrivo, ha dato la possibilità al fratello di tornare nel paese di origine e dare concretezza ai racconti di cui sentiva narrare come una fiaba.

Junqian si è così appassionato alla storia della Grande Muraglia che voleva raccontare alle maestre e ai compagni di asilo del suo viaggio – dice Alessandra  – In più, tornare in Cina gli ha fatto ricordare alcuni particolari del nostro primo incontro, sebbene all’epoca fosse molto piccolo”.