Cina. Le ‘lunghe’ giornate a Pechino: imprevisti, capricci e gelosie. Anche questa è famiglia!

capricciA volte le giornate non procedono proprio come si vorrebbe, secondo i programmi prefissati prendendo una piega “sbagliata” fin dai primi momenti e profilandosi come un susseguirsi di imprevisti e piccole disavventure. Giornate “lunghe” e “impegnative” da gestire tra capricci, pianti e gelosie tra fratelli: ma anche queste fanno parte della vita, della quotidianità e le nostre coppie, chi alle prime armi chi con un po’ di esperienza sulle spalle, stanno imparando a farne i conti. Sempre con il sorriso sulle labbra e tanta pazienza. Ecco il racconto di oggi di Lorenzo, papà di Shan.

Care Cristina, Marta e Lisa,

giornate come quella di oggi sono da dimenticare.

Prima di cominciare concludo con due pensieri il discorso di ieri.

Il primo. Shan non mi da la mano. Provo in tutti i modi a chiedergliela per aiutarlo a camminare o per superare un ostacolo. Ma non c’è verso di convincerlo ad allungarla. Se fosse perché vuole cavarsela da solo non ci sarebbe alcun problema, però io temo che il motivo sia ancora la mancanza di fiducia.

Il secondo. Vi svelo l’aumento di peso del ragazzo. In sette giorni ha “messo su”  sei etti. Nell’ultimo anno di vita è aumentato di otto etti, nell’ultima settimana, sei.  Ora non pensate che lo stiamo forzando col mangiare. Noi glielo diamo semplicemente quando lui  lo desidera. Una volta al mattino appena sveglio. Poi a mezzogiorno. Merenda dopo il sonnellino e quindi a cena. Poi un’ultima volta prima di addormentarsi, per propiziare una buona notte di sonno lungo, profondo e continuato. Non sempre funziona purtroppo! Ho fatto un piccolo paragone. È come se io ingrassassi di sette chili in una settimana. Io per farlo dovrei fare molta fatica e il fatto invece che lui lo faccia in scioltezza mi sembra che sia un buon segno.

Veniamo alla giornata di oggi. Come dicevo giornataccia da dimenticare. Nulla è andato secondo i nostri programmi. E anche questo va bene, ci serve da lezione. Quando si hanno dei bambini piccoli è inutile programmare e soprattutto è inutile prendersela se i programmi vanno a farsi benedire. Ma farlo capire a due teste dure come me e Chiara è impossibile. Senza battere ciglio, senza ricordarsi delle molteplici esperienze già fatte, infischiandosene dei segnali anche non troppo impliciti dei tre marmocchi, noi continuiamo a voler pretendere di avere tutto sotto controllo. Quando si dice di avere il paraocchi…

Subito al risveglio, l’inusuale irrequietezza di Shan ci avrebbe dovuto mettere in guardia, ma noi no! Via col programma da rispettare al secondo! Proviamo a fare colazione come sempre tutti assieme ma anche questa cosa non ci riesce. Mentre tre mangiano, uno in giro  tranquillizzare Shan che proprio non ne voleva sapere di stare calmo. Altro segnale, ma noi no! Avanti col programma. Messa alle 12.30 in una chiesa che dobbiamo trovare in questa immensa città. Non è troppo lontana e le indicazioni ci sembrano facili da seguire. Siccome staremo fuori fino a tardi, pranzo al sacco. Vado a comprare una baguette ma sfortunatamente alle 10 di mattina l’unica che trovo è una baguette con sopra della verdura tritata. Sembrano zucchine e cipolle. Piuttosto che niente, prendo quella. Partiamo per trovare la Chiesa ma scopriamo che la metropolitana, oggi, come tutte le domeniche, non ferma alla fermata a cui dobbiamo scendere noi, per cui scendiamo alla successiva consapevoli di dover camminare un po’. Pazienza, cosa vuoi che siano quattro passi? Fuori dalla stazione della metropolitana chiediamo a due anziani indicazioni mostrando loro sulla cartina che abbiamo in mano il punto in cui vogliamo arrivare. Dopo averle seguite per un buon quarto d’ora ci accorgiamo che sono sbagliate. Avremmo dovuto fare di testa nostra. Torna indietro e ricomincia a camminare dal punto in cui siamo riemersi dal sottosuolo mezz’ora prima. Intanto Emma inizia ad accusare i primi cedimenti (e ci credo!) ma noi no! Avanti col programma. La tensione tra tutti comincia a salire, ma avanti col programma. Dopo un’ora e mezza di avanti, indietro, destra e sinistra, finalmente gettiamo la spugna. Mezzogiorno e mezzo abbondantemente passato decidiamo di fermarci in un piccolo parchetto per consumare il nostro secondo pranzo domenicale Pechinese. Finito il pranzo decidiamo di tornare in albergo e, sempre a piedi perché ormai manca solo mezz’ora di strada, a testa bassa e neri di rabbia rientriamo. Sfiniti per i chilometri percorsi ci riposiamo. Intanto su Pechino scende quel grigiore di cui avevamo sentito parlare. Mi sa che la fortuna di averla vista per una settimana spazzata dal vento, col cielo limpido e l’aria fresca e respirabile ce la ricorderemo per un pezzo. Svegli dal riposino pomeridiano decidiamo di proseguire con il programma. Uscita per acquistare un paio di pantaloni a Shan e qualche souvenir per amici e parenti. Acquisti fatti: zero. Nervosismo alle stelle, migliaia di cinesi ancora in giro, ma oggi dovrebbe essere l’ultimo giorno di festa per loro. Lasciamoglielo godere, da domani la città sarà nostra! Già perché per domani il programma è già fatto! E nonostante la lezione di oggi, cercheremo sicuramente di portarlo a termine contro tutto e contro tutti.

Ma con il pomeriggio di shopping andato male non è mica finita. A stento tiriamo l’ora di cena, mangiamo, quattro passi tra hall e sala giochi e fortunatamente siamo di nuovo stanchi. A letto. Come ciliegina sulla torta a me tocca far addormentare la ragazza. Ma io dico, ma come faccio a non avere paura del rientro? Come faccio a stare tranquillo? C’è voluta più di mezz’ora prima che cedesse e non vi dico quali discorsi abbiamo dovuto affrontare prima del silenzio definitivo. Dalla torta per il suo compleanno da portare all’asilo, dal perché tocchi a Shan ad addormentarsi con la mamma, ma come fa Pietro ad addormentarsi così alla svelta, ma vedi un po’ tu, se tacessi, stessi ferma e chiudessi gli occhi vedresti che il sonno ti viene a prendere!

Non so più cosa aspettarmi dalla giornata di oggi. Potrebbe succedermi che nell’andare a letto svegli qualcuno, o che la notte sia più movimentata del solito. Meglio comunque chiudere qui. Succeda quel che succeda. L’importante è che finisca.