Cina, primo baby-boom dopo la “rottamazione” della politica del figlio unico: 17,5 milioni di nascite nel 2016, +5,7% rispetto al 2015

cina6In Cina le culle sono tornate a riempirsi. Dopo la “rottamazione” della politica del figlio unico, l’andamento demografico del grande Paese orientale ha segnato un’inversione di tendenza. Che fa tirare un sospiro di sollievo a tutto il quadro socio-economico cinese.

Da quando il governo di Pechino ha dato il via libera al concepimento di due figli per coppia, nell’ottobre del 2015, si sta assistendo a un baby-boom che, seppur non eccezionale, rappresenta un incoraggiante cambio di rotta.  Nel 2016, primo anno dall’entrata in vigore della politica del secondo figlio, i neonati sono stati  17,5 milioni, il 5,7% in più rispetto al 2015. A guidare la ripresa demografica sono state soprattutto le grandi città. La capitale ha visto nascere 400mila bebè, il doppio di quelli registrati, in media, negli anni precedenti. Il dato peggiore è quello del 2015, con soli 172mila nuovi nati. Ma anche il 2012, anno del “drago” che il calendario cinese ritiene particolarmente propizio, i neonati di Pechino non avevano superato quota 220mila.

Fiammata improvvisa destinata a spegnersi o nuovo trend capace di rafforzarsi nei prossimi anni? Gli esperti propendono per la seconda ipotesi. Wang Pei’an, titolare della National Health and Family Planning Commissione – l’organismo che si occupa di redigere i dossier sulla crescita demografica in Cina – prevede che l’aumento delle nascite si attesterà intorno ai 20 milioni, portando la popolazione cinese a 1,45 miliardi di persone entro il 2030. Lo steso Wang stima anche che, nel quinquennio 2016-2020, il tasso di fertilità totale del Paese oscillerà attorno al valore medio di 1,8. Anch’esso in incremento, quindi, considerati i dati degli anni precedenti: dal 2010 al 2015, l’indice si era fermato a 1,54-1,64.

Buone notizie quindi per un tessuto sociale duramente provato da decenni di politica del figlio unico.  La composizione media della famiglia è infatti crollata dalle 5,3 persone del 1950 alle 3,2 del 2012. Nell’ultimo decennio, il numero di nuclei monopersonali è raddoppiato e quello delle famiglie composte da sole due persone è aumentato addirittura del 68%. Il contenimento forzato delle nascite ha comportato drammatiche conseguenze: 400 milioni di aborti e 196 milioni di sterilizzazioni dal 1980.

Con ricadute anche sull’impianto economico del Paese. A cominciare dal restringimento della manodopera. I cinesi in età lavorativa – quindi tra i 15 e i 59 anni – sono diminuiti di 3,71 milioni di persone nel 2014, di 2,44 milioni nel 2013 e di 3,45 milioni nel 2012. Senza dimenticare il sempre più rapido invecchiamento della popolazione. Più della metà degli ultra65enni che vivono nella regione Asia orientale-Pacifico si trovano in Cina: 130 milioni di anziani, pari al 36% di tutti gli over 65 del mondo.

Ora, con una ripresa delle nascite destinata a resistere nel tempo, la Cina può finalmente guardare con più fiducia al futuro.

 

Fonte: Avvenire