Cina: ritorno alle origini per 200 bambini

Questa è una storia di quelle che non si sentono spesso, eppure ha un suo valore profondo. E’ una storia che vede protagonisti 200 bambini cinesi adottati negli Stati Uniti, le loro famiglie, 130 tra coppie e single americani che hanno adottato nel Paese asiatico, e il governo cinese. Un piccolo spaccato dei 100.000 minori cinesi che, secondo il Ministero cinese degli Affari Civili, sono stati adottati all’estero a partire dagli anni ’90.

Bambini e famiglie sono recentemente stati protagonisti di un vero e proprio ritorno alle origini, un’iniziativa volta a ricostruire e mantenere un legame con la terra natia, per conoscerla meglio e probabilmente, speriamo, per far conoscere a questi bambini le loro radici e per far sentire loro che seppur abbandonati dai genitori il loro Paese non li rifiuta ma anzi desidera mantenere un profondo legame con loro.

Nasce così questo viaggio organizzato e finanziato dal governo cinese, con la volontà di far scoprire – o riscoprire – la Cina a quei bambini che vissuto l’abbandono, sperimentato l’istituto e poi finalmente tornati figli hanno potuto trovare grazie a questa iniziativa risposte ad almeno alcune delle domande che presto o tardi si affolleranno nella loro mente. Il programma del viaggio ha avuto inizio il 4 luglio, primo dei tre giorni dedicati alla visita di Pechino, con una lezione di scrittura davvero speciale nel corso della quale i ragazzi hanno imparato a scrivere gli ideogrammi cinesi “Amore” e “Felicità”, proprio ciò che è loro mancato e che ora hanno finalmente ritrovato. L’esperienza cinese è poi proseguita con una classe culturale presso il CCCW (China Center for Children’s Welfare and Adoption) – l’autorità cinese che si occupa delle adozioni internazionali – e la visita ad attrazioni turistiche come il Tempio del Paradiso e la Grande Muraglia. Naturalmente senza perdere l’occasione di assaggiare la famosa anatra alla pechinese.

A seguire le visite alle città turistiche più popolari come Xi’an, Chengdu e Guilin.

Alcune famiglie hanno quindi deciso di visitare gli istituti ove i loro figli sono stati ospiti prima dell’adozione.

Zhang Shifeng, direttore dell’autorità centrale per le adozioni internazionali in Cina, il CCCWA, ha spiegato che questo tour, oltre a mantenere vivo il legame tra questi bambini e il loro Paese, ha offerto alle autorità la possibilità di vedere quanto le famiglie adottive americane si siano prese cura dei bambini adottati dalla Cina.

Ma forse l’aspetto più interessante l’ha evidenziato Lily Nie, fondatrice della Chinese Children Adoption International, un’agenzia statunitense basata in Colorado: “Questo viaggio è stato molto utile nel promuovere la fiducia in sé stessi e la sicurezza di questi minori che hanno potuto comprendere quanto il loro Paese di origine li ami, indipendentemente dalle cause del loro abbandono”.

Insomma, un ritorno alle origini che aiuterà, speriamo, questi bambini ad avere radici più profonde.