Cina. Superate le restrizioni demografiche, ora il figlio resta unico per scelta

bambini cinaLa Cina rischia di invecchiare prima ancora di arricchirsi. Se da un lato, infatti, la fase di crescita economica appare ultimamente molto rallentata, dall’altro  la parziale liberalizzazione della maternità, autorizzata dalle autorità di Pechino proprio per prevenire uno stallo del processo di sviluppo, ha dato fino a questo momento pochi risultati concreti.

Secondo le direttive del governo, da gennaio 2014 le coppie in cui uno dei componenti sia figlio unico possono presentare domanda per mettere al mondo un secondo figlio. Ma da quel momento, su un bacino potenziale di 24 milioni di nuclei familiari, solo una minima parte ha fatto effettivamente richiesta di poter concepire un secondo bambino. Secondo i dati diffusi a fine 2014 dalla Commissione municipale per la salute e la pianificazione familiare di Pechino, nella capitale solo 30mila coppie hanno presentato domanda. Un sondaggio del “Quotidiano della gioventù cinese”, inoltre, rileva come, su oltre 2mila intervistati, solo il 24,9% dei potenzialmente interessati abbia deciso di compiere questo passo. E sono poche, in generale, le coppie intenzionate a farlo nell’immediato futuro: “costa”, “richiede tempo”, “un figlio è abbastanza” sono le motivazioni più ricorrenti che non lasciano certo ben sperare.

Introdotta nel 1979, ufficialmente per contenere la popolazione considerata eccedente rispetto alla pianificazione delle risorse, la politica demografica che consentiva un solo figlio per coppia, salvo limitate eccezioni, sembra aver attecchito presso la popolazione cinese. Appare evidente come si sia andata saldandosi con una certa mentalità anti-natalista importata dall’Occidente insieme ai costumi tipici del neo-capitalismo. A poco sembra essere servito, dunque, il parziale superamento della politica del figlio unico, avviato in via sperimentale nella provincia dello Zhejiang a gennaio 2014 ed estesa, da marzo dello stesso anno, ad altre municipalità. L’obiettivo a cui si guarda è la piena liberalizzazione da attuare nel 2020.

Il portavoce della Commissione nazionale cinese per la salute e la pianificazione familiare, Mao Qunan, si dice comunque ottimista, prevedendo due milioni di nuove nascite in più ogni anno. Ma secondi i critici le misure adottate sarebbero insufficienti e tardive, non in grado, quindi, di fermare gli effetti negativi del calo demografico sull’economia.

Al momento attuale, la demografia cinese presenta ancora notevoli problemi. La Cina, infatti, è il Paese al mondo con il più forte squilibrio tra i sessi. Le statistiche segnalato un rapporto di 118 maschi ogni 100 femmine, mentre a livello globale il dato parla di 103 a 107. Una conseguenza, questa, dell’ancora diffusa predilezione per il figlio maschio, che porta spesso al ricorso a pratiche quali l’aborto selettivo, l’eliminazione dei feti femminili e l’abbandono delle neonate  in attesa del primogenito maschio a cui affidare la discendenza.

 

Fonte: Avvenire