Come distinguere una “fake onlus” da una vera realtà solidale? Con la trasparenza

Griffini (Ai.Bi.): “Tre regole fondamentali: no ad acquisto di pubblicità, pornografia del dolore e stipendi elevati. Ed essere come un ‘palazzo di vetro’”

Un brutto colpo di immagine per il terzo settore: ammonterebbe infatti a un totale di circa sette milioni di euro il presunto profitto illecito incassato da alcune onlus che si occupano dell’accoglienza dei migranti. Il particolare emerge dall’inchiesta “Fake Onlus”, che è stata coordinata dai pubblici ministeri di Milano Boccassini e Prisco e condotta dagli uomini della Guardia di Finanza di Lodi, che ha portato a 11 arresti per associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato e autoriciclaggio.

Le finte onlus coinvolte sarebbero quattro e sarebbero collegate a “noti pluripregiudicati appartenenti alla ‘ndrangheta”.

È chiaro che, purtroppo, un evento di questo tipo non possa che screditare il lavoro di tante realtà serie, che lavorano per tutelare i più deboli e per offrire un reale servizio alla società e alle comunità che le ospitano. Già, ma come si possono distinguere le vere onlus da quelle, appunto, “fake”?

Al proposito, in un’intervista a Vita, si è espressa Valeria Negrini, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Lombardia e portavoce del Forum del Terzo Settore Lombardia. “Da tempo, non solo rispetto ai migranti – ha spiegato la Negrini commentando il fatto – sollecitiamo il mondo politico perché approvi la legge contro le false cooperative che esistono nell’accoglienza dei migranti ma anche in altri settori”.

Un tema sul quale ha voluto commentare anche Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini. “La risposta, per noi – ha spiegato Griffini – è nella trasparenza. Per una onlus il sito deve essere un ‘palazzo di vetro’, dove si possono trovare bilanci, statuti, progetti. In secondo luogo è fondamentale l’appartenenza alle reti, come il Forum del Terzo Settore, il Forum delle Associazioni Familiari, la Convol e altre realtà di questo tipo cui noi ci onoriamo di appartenere. Tuttavia è chiaro che il ritardo dell’effettiva entrata in vigore della riforma del Terzo Settore, con il relativo registro, è un problema. Così come la soppressione, nel 2012, dell’Agenzia per le onlus che aveva quattro funzioni: vigilanza, promozione, indirizzo e controllo sugli enti non profit. A causa della chiusura prematura non ha neppure potuto arrivare a svolgerle tutte”.

Griffini elenca poi tre regole fondamentaliper chi fa raccolta fondi con finalità solidali, elemento indispensabile per una onlus che deve vivere di solidarietà: la prima è il non acquisire spazi pubblicitari per sostenere i progetti, perché non si vendono detersivi. La seconda regola, poi, è il non utilizzare la pornografia del dolore. Ultima regola è quella di pagare stipendi moderati, consoni a un’organizzazione di questo tipo, che non possono essere equiparati a quelli del settore profit. A tal proposito, prossimamente, proprio per dare un buon esempio, affinché poi sia seguito da altri , come avvenuto per la pubblicazione dei dati sulle adozioni internazionali, Ai.Bi. pubblicherà tutti gli stipendi dei propri dipendenti e collaboratori”.