Griffini (Ai.Bi.): “Basta con la ‘pornografia del dolore’. Lesiva della dignità umana”

Il presidente di Amici dei Bambini: “Inaccettabile che chi fa raccolta fondi per finalità solidali possa soprassedere”

Immagini con bimbi gravemente denutriti, coperti di mosche. Sofferenti. Forse a un passo dalla fine della loro triste e drammatica esistenza. Oppure di bimbi gravemente malati. Chi potrebbe non rimanere colpito da queste scene strazianti? Chi potrebbe non sentire il proprio cuore scaldarsi, la propria rabbia esplodere di fronte a queste ingiustizie così violente, così orribili? Nessuno, ovviamente.

Negli anni questo tipo di immagini sono così state spesso utilizzate dalla comunicazione di alcune ONG, soprattutto le più grandi, le multinazionali della solidarietà, accompagnate alla richiesta di denaro per sostenere i loro progetti. Tuttavia, per quanto giuste possano essere le finalità di questi stessi progetti, una domanda appare oggi più che mai necessaria: quanto è giusto, eticamente e moralmente corretto tutto questo? Quanto è giusto che il dolore, soprattutto il dolore degli esseri umani più indifesi, i bambini, sia strumentalizzato per garantire ingenti donazioni a queste realtà che spesso hanno, tra i loro ranghi, dirigenti oltremodo retribuiti?

Se lo chiede, tra gli altri, il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, un’organizzazione non governativa costituita da un movimento di famiglie adottive e affidatarie che da oltre un trentennio lavora ogni giorno al fianco dei bambini ospiti negli istituti di tutto il mondo per combattere l’emergenza abbandono, Marco Griffini.

“Come Ai.Bi. – spiega il presidente – rifiutiamo categoricamente questo tipo di comunicazione, che abbiamo definito ‘pornografia del dolore’, che non troviamo etica e anzi lesiva della dignità di questi piccoli esseri umani. Non c’è bisogno di strumentalizzare la sofferenza dei minori per dimostrare la validità dei propri progetti di Sostegno a Distanza o di cooperazione. Per quanto ci riguarda preferiamo di gran lunga raccontare a chi ci sostiene la bellezza delle nostre realtà, dell’impegno dei nostri volontari e famiglie e del lavoro svolto dai nostri operatori nelle sedi regionali e nei punti informativi di Ai.Bi. in Italia e nei Paesi in cui operiamo in Europa dell’Est, Americhe, Africa e Asia. Crediamo fortemente che il sorriso di un bimbo che ha ritrovato, pur tra mille difficoltà, una speranza, sia molto più forte di tante immagini negative”.

Ma quella di Griffini e di Ai.Bi. non è semplice opposizione unilaterale a questa “pornografia del dolore”. C’è anche l’intenzione di superarla, di sostenere un cambiamento di prospettive. “Sarebbe forse necessario – continua infatti il presidente – un ‘patto etico’ tra le organizzazioni che, come la nostra, si occupano di solidarietà e, soprattutto, di raccolta fondi, perché questo tipo di comunicazione venga formalmente rifiutata. Credo sia una scelta di umanità e di civiltà, a prescindere da quali siano le convinzioni profonde dei vari operatori. Per organizzazioni che fanno raccolta fondi per finalità solidali e che, per definizione, fanno dell’etica uno dei propri capisaldi, non è accettabile soprassedere su questo tema”.