Commissione Giustizia Camera: sì alla adozione ai gay. Gli esperti: pericolosa deriva verso il preteso diritto del figlio a ogni costo.

adozioni gayTra tanti auspici di buon senso e qualche proposta condivisibile, al momento, per le adozioni, sembra prevalere un’apertura problematica: quella alle coppie e ai single omosessuali. Un’apertura giustificata dal fatto che “la responsabilità genitoriale non deve ritenersi più vincolata a un mero fattore di carattere biologico, come si legge nella relazione finale sullo “Stato di attuazione delle disposizioni legislative in materia di adozioni e affido”, presentata mercoledì 8 febbraio in commissione Giustizia della Camera dalla sua presidente, la deputata del Partito Democratico Donatella Ferranti. Di fatto un via libera alla riforma della legge 184/83 che apre alle adozioni da parte degli omosessuali. Una prospettiva che, analizzata oggi, non stupisce neanche più di tanto: si allinea infatti a una serie di sentenze creative recentemente emesse dalla magistratura. Anche il primo presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio, solo pochi giorni fa, inaugurando l’anno giudiziario, ha sollecitato il legislatore in questa direzione. E la risposta della politica non si è fatta attendere, confermando che la tendenza “aperturista” è quella prevalente.

Del resto, nel corso delle audizioni effettuate in vista di una riforma della legge 184/83, i favorevoli alle adozioni omosessuali sono stati la larga maggioranza. E non a caso nella relazione finale si legge che “è stato evidenziato, da parte di autorevoli esponenti della dottrina, della giurisprudenza e dell’avvocatura, che non vi è motivo di precludere l’adozione alle coppie di conviventi, eterosessuali oppure omosessuali, così come parti di un’unione civile”. Un parere che forse non porterà a una riforma della legge entro la fine dell’attuale legislatura, ma che di certo non sarà un fardello aggirabile in futuro.

Eppure non mancano soggetti istituzionali, docenti universitari, magistrati, rappresentanti di associazioni forensi e addetti ai lavori che hanno espresso le loro perplessità sulla presunta necessità di “allargare il quadro dei soggetti adottanti”.

Presidenti di enti autorizzati per l’adozione internazionale e referenti di associazioni famigliari hanno per esempio ribadito, sulla base della loro lunga esperienza, il bisogno di non privare un bambino della figura paterna o materna. Tra coloro che si sono espressi in questi termini ci sono Marco Griffini di Ai.Bi., Maria Grazia Colombo del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, Marco Mazzi di Famiglie per l’Accoglienza e Luca Luccitelli dell’Associazione Giovanni XXIII. “Con l’apertura alle coppie gay si finirebbe per avallare pratiche vietate dal nostro ordinamento – ha poi sottolineato Andrea Nicolussi, docente di diritto civile -, quali la fecondazione eterologa riferita alle coppie di donne o la maternità surrogata”. Su posizioni di “assoluta contrarietà” si è schierata anche Simonetta Matone, sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Roma, secondo cui “al centro del procedimento non deve intendersi un preteso diritto alla genitorialità della coppia, quanto piuttosto l’interesse del minore ad avere una famiglia”.

 

Fonte: Avvenire