Coronavirus. Bimbi autistici e iperattivi: per loro una quarantena da incubo

Il Governo e la politica devono dare delle risposte anche ai loro genitori. Subito

Gli insulti per strada, la perdita di una routine per loro essenziale, gli incubi nella notte”. Con queste parole viene descritta, in un articolo firmato da Filippo Baffa sull’edizione fiorentina de Il Corriere, la quarantena dei bambini e dei ragazzi autistici. Ma anche i bimbi iperattivi non se la passano bene in quarantena. Minori che, privati delle scuole e di qualsiasi interazione con il mondo esterno da ormai due mesi, si trovano senza quella terapia necessaria, fatta di relazioni con il prossimo, da tanto, troppo tempo.

Tempo che, purtroppo, rischia di diventare molto di più se si avvererà la chiusura delle scuole fino al mese di settembre. Una notizia che, per i genitori di figli autistici, è stata come sentirsi crollare il mondo addosso.

Bimbi iperattivi in quarantena. Una reclusione inattesa e dura da spiegare

Ci sono realtà comunali che hanno voluto aprire i parchi all’aperto in anticipo sui tempi prospettati dal Governo, per quei bimbi che soffrono di queste particolari patologie. Ma non basta. Perché, come sottolinea l’articolo sopra menzionato, se una reclusione “all’improvviso è dura da spiegare a ogni bambino, lo è ancora di più in certi casi” e, per esempio, “chi soffre di iperattività e difficoltà di controllo e si trova rinchiuso per giornate infinite in cui è sempre in agguato la crisi, di pianto o di rabbia, con la porta di casa che diventa davvero il cancello di una prigione da colpire cercando di fuggire e ritrovare quello che si è perso”.

Sono storie, quelle dei bimbi che presentano queste problematiche, autistici e iperattivi, che non possono essere ignorate da una politica che, ora, ha il dovere di dare risposte. Risposte che non possono essere quelle flebili di chi intende delegare ogni responsabilità a un comitato scientifico che manca, a quanto è stato denunciato da più fronti, di esperti del mondo dell’infanzia. Perché i genitori che, a breve, dovranno tornare a lavorare in fabbrica o in ufficio hanno bisogno di soluzioni ora e subito. E non possono più attendere