Coronavirus e scuola. Si rifiuta di fare i compiti delle vacanze se non ha davanti la foto della maestra

Gli strascichi della didattica a distanza. I bambini hanno bisogno di tornare alla normalità. A partire dall’andare a scuola

“Paola, insegnante delle elementari, mi ha raccontato di una bimba che si rifiuta di fare i compiti se non le piazzano davanti una fotografia della maestra. A settembre vogliamo chiuderla dentro il plexiglas?”. Sarcastico quanto basta, così il giornalista Beppe Severgnini commenta, dalle colonne del Corriere della Sera, il fenomeno della didattica a distanza. Che, ricorda ancora Severgnini, “è conosciuta come ‘DAD’, che in inglese vuol dire ‘papà’. Avremmo dovuto chiamarla MUM (Mamme Ufficialmente Malmesse). Sono le madri italiane che, infatti, hanno retto la baracca educativa e familiare nei mesi della pandemia. E continuano a farlo”.

Scuola e didattica a distanza: i bambini possono andare ovunque. Tranne in classe

Continuano perché, incredibilmente, come ricorda ancora il noto giornalista, se per i bambini è finalmente consentito tornare a incontrarsi nei parchi e negli spazi ludici e all’aperto e addirittura in spiaggia, non è invece consentito andare a scuola. E ancora non si capisce come sarà il loro rientro in classe, a settembre. Assurdità di una pandemia che sembra aver danneggiato, oltre alla salute di migliaia di persone, anche la razionalità della classe dirigente del Paese. Che ha ormai riaperto tutto, tranne, in prospettiva, i luoghi deputati alla formazione del futuro dell’Italia: gli istituti scolastici.

Scuola e didattica a distanza: ai bambini sottratto il lato divertente dello studio

Accade così che ai bambini e agli adolescenti sia stato, per dirla con Severgnini, “sottratto il lato divertente e sociale della scuola, lasciando il resto (studio, compiti, voti). Il peso delle novità s’è scaricato in parte sui docenti, costretti a reinventarsi (…). Ma soprattutto sulle mamme, che hanno dovuto combinare lavoro da casa, lavoro in casa e aiuto scolastico ai figli. Una conferma? Il 72% delle persone rientrate al lavoro nella Fase 2 erano uomini”. Un supporto che le madri hanno dovuto dare con enormi fatiche, spesso anche economiche: tra gli otto milioni di studenti italiani, 850mila erano sprovvisti di strumentazione per la didattica a distanza e un altro 57% del totale era costretto a condividerla con il resto della famiglia.

Dati che, oggi, devono forse far riflettere chi continua a invocare la DAD come la soluzione di tutti i problemi e a parlare di plexiglas e orari alternati ancora a settembre. I bambini italiani, come i loro genitori tornati gradualmente a lavoro (almeno chi ha la fortuna di averlo ancora dopo i due mesi di lockdown…), devono tornare alla normalità. Una normalità fatta anche di insegnanti guardate in volto. E non, invece, su una fotografia..