Covid. Rallenta il contagio, ma servirà comunque la terza dose per aumentare di ben 11 volte l’efficacia contro il virus

In diversi Paesi i contagi sembrano nuovamente in calo. Ma si tratta, forse, di un fattore “fisiologico” dovuto a diversi fattori. La partita è ancora lunga e la terza dose una carta che sembra sempre più inevitabile giocare

Assomiglia sempre di più a una partita a scacchi la lotta contro la Covid-19, con mosse e contromosse tra la natura mutabile del virus e le soluzioni dell’uomo per combatterlo. Anche in questi giorni sono fondamentalmente due le notizie che si rincorrono, apparentemente in contraddizione ma che, in realtà, fotografano bene la situazione: da un lato si parla con sempre maggiore concretezza di terza dose di vaccino, dall’altra si assiste a un calo dei contagi anche nei Paesi dove la campagna vaccinale non è molto avanti. Come mai?

La terza dose ipotesi sempre più concreta

Semplici fasi di una battaglia che è tutt’altro che finita: “Tutte le grandi pandemie della storia – dichiara al Corriere della Sera Carlo Federico Perno, direttore della Microbiologia e virologia all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma – hanno alternato fasi di accelerazione e rallentamento, questa non fa eccezione”. Come dire: è vero che anche in Paesi come India o Brasile i casi sono molto ridotti rispetto al recente passato, ma questo non significa che il virus stia scomparendo. Ed è proprio per questo, quindi, che l’ipotesi della terza dose è molto concreta, perché è quella che potrebbe garantire la maggiore efficacia davanti a una nuova aggressione del virus, mutato in varianti delle quali la Delta non è detto sia l’ultima.

Gli esperti lo sanno bene, così come le Case Farmaceutiche che hanno già diramato i dati dei loro studi secondo cui una terza dose di vaccino aumenterebbe la protezione contro la variante Delta di 5 volte per la fascia d’età 18 – 55 anni e addirittura di 11 volte per i 65 – 85 anni (i numeri si riferiscono al vaccino Pfizer, come riportato da Fanpage.it). Non per nulla Israele ha già cominciato la terza somministrazione, mentre in Europa, per ora, si procede con più cautela. D’altra parte, in quasi tutti i Paesi del Vecchio Continente c’è ancora molta strada da fare per somministrare a tutti le prime due dosi e, questa, è senza dubbio la priorità prima di pensare all’eventuale terza. Questo per non parlare di tutti quei Paesi più poveri dove i vaccini devono praticamente ancora arrivare e le percentuali di vaccinati non superano il 10%.
L’UE, per cautelarsi, ha comunque portato avanti accordi con Pfizer per ulteriori 1,8 miliardi di dosi, iniziando a pianificare una possibile, ulteriore, campagna di vaccinazione che, con ogni probabilità, ripartirebbe dagli stessi soggetti che sono stati vaccinati per primi: persone fragili, immunodepressi, anziani nelle RSA e operatori sanitari.

Rallentamento dei contagi dovuto a diversi fattori

Di contro a tutto questo, come si diceva, ci sono i dati che mostrano un notevole calo dei contagi in diversi Paesi: i già citati Brasile e India, per esempio, ma anche l’Inghilterra dove, come noto, sono state eliminate molte restrizioni. Secondo gli esperti i fattori che contribuiscono a questa diminuzione sono diversi: sicuramente il maggior numero di presone protette dai vaccini (ma anche i guariti, la cui immunità verso la malattia pare ormai assodata, almeno per i primi mesi), ma anche l’attività di tracciamento e i tamponi eseguiti: meno sono i contagi, meglio si possono tracciare i malati e, in questo modo, isolare i potenziali infetti. Per quanto riguarda l’Inghilterra, inoltre, anche la chiusura della scuola a luglio potrebbe aver giocato un ruolo decisivo, indicazione che fa tornare d’attualità i possibili accorgimenti da prendere in vista di settembre anche da noi

Altro tavolo su cui si continuerà a giocare la partita contro il Coronavirus.